giovedì 29 aprile 2021
Proprio agli inizi degli anni Ottanta, con l'esplodere della tv commerciale, arrivò in Italia una serie statunitense di telefilm intitolata «L'uomo da sei milioni di dollari». Niente di memorabile, in realtà. Vi si narravano le avventure del colonnello della Nasa Steve Austin che, dopo un terrificante incidente in cui perde le gambe, un braccio e un occhio, si vede le parti mancanti sostituite da pezzi bionici che gli conferiscono poteri straordinari. Oggi, pur avendo un buco nella pancia per mangiare, e un altro che mi entra nella trachea per respirare, tutto posso dire tranne che mi senta bionico, nonostante quello che qualcuno mi dice per incoraggiarmi. Sono un sacco di patate che dove lo metti sta, incapace di emettere il minimo suono, e devo essere guardato a vista. Eppure ci penso spesso a come sarebbe se lo fossi. Se la scienza potesse darmi non un esoscheletro completo, ma magari anche solo una mano bionica per poter riacquistare un minimo d'autonomia. Ho letto che ci stanno provando, stanno studiando, e giuro che se cercano un volontario io sono pronto. Dicono che una volta che i nervi sono morti, lo sono per sempre. Però so che mi succedono strane cose. Tipo che per esempio quando scrivo col mio puntatore ottico, la sensazione del “clic” mi arriva dalla mano, nel senso che “sento” il dito che si muove. E per uno come me, cresciuto a pane e fantascienza, che è sempre stato curiosissimo del progresso scientifico, è un attimo a domandarsi: «Ma che aspettano, ma che ci vuole, perché non si sbrigano?». Non è solo impazienza. So che qualcosa è vicino, che in qualche laboratorio, in qualche parte del mondo, qualcuno è a un passo dal dire: eureka!!! Per dire, il mio puntatore ottico, che in settembre compirà due anni, e che ha già avuto due evoluzioni, è destinato presto a diventare un reperto archeologico: la nuova frontiera per permettere alle persone come me di usare un computer è attraverso il controllo mentale. E so per certo che su questa impensabile frontiera sono già parecchio avanti. Allora, mi dico, che ci vuole a darmi una mano bionica o anche solo un dito, non pretendo molto. Giusto per grattarmi il naso, cacciare una mosca, premere un campanello per richiamare l'attenzione, farmi sentire meno angosciato nella mia fissa immobilità. Ma tranquilli, non mi illudo. So che non riuscirò a vedere niente di tutto questo. Però, chissà, magari si sbrigano.
(52-Avvenire.it/rubriche/Slalolm)
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