martedì 26 novembre 2002
La mossa, il tic, il ritornello, il pretesto" In pagina a un certo punto scatta, irrefrenabile, la fissa della tirata antireligione. Soave è quella di Alberto Arbasino, ma ricorrente: sorride ironico e leggiadro sulle proprie fantasie infantili, nel caso l'eternità vista come perenne "compagnia del Santo Padre", Pio XII. Gli sono rimaste dentro, le fantasie infantili, e lui le scambia per la fede come tale. Lo ha scritto per la ventesima volta, in "Cultura" su "Repubblica", dieci giorni fa (16/11). Ma così è proprio in-cultura: fa le boccacce e gli sberleffi davanti allo specchio. Indovinate a chi? Non soave, ma irritata, l'altro ieri Maria R. Calderoni su "Liberazione": la scienza dice che anche gli animali spesso sono "monogami", e subito - il dente duole" la lingua batte - le scappa la battuta acida: "Avranno sentito Wojtyla?". Non fa ridere. Succede anche all'"Espresso" in edicola (28/11). Titolo programmatico su "Donna Letizia in trincea", e la battuta finale, che vuol essere feroce, torna sul "Crocifisso". Viene da solo, il tic. Ma è sgonfio. Da quelle parti, in redazione, masticano male che scrittori come Manlio Cancogni e Gabriele Romagnoli collaborino con "Osservatore Romano" e "Avvenire", e ironizzano sull'"atto di fede"(?) richiesto dalla Curia per "garantire loro un bell'"Avvenire". Agli atti di fede nel padrone, forse, da quelle parti sono abituati. In ogni caso: non fa ridere. All'"Espresso" erano o no, una volta, i paladini di ogni libertà? Sì, ma con il tic, la mossa, e il pretesto.Ma il prete-sto del"prete non funziona più! "L'Espresso" è in ritardo, su tutti i binari.
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