L'esempio dei martiri parla anche ai carnefici
sabato 2 giugno 2018
La fede è un'esperienza personalissima ma allo stesso pubblica, sociale, visibile, e non può essere diversamente: il Vangelo è un segno profetico per la storia e deve essere annunciato a tutti. L'uomo che, durante la persecuzione di Diocleziano, colpì a morte i due santi Marcellino e Pietro ben sapeva che il lievito del messaggio del Risorto si alimenta della testimonianza. E per questo li portò in un bosco, ordinò loro di scavarsi la fossa e li uccise di nascosto. Eppure il carnefice venne "contagiato" dalla testimonianza del sacerdote e dell'esorcista cui aveva dato la morte: egli stesso, infatti, raccontò la loro storia a un giovane, il futuro papa Damaso I (305-384). A dare degna sepoltura ai due martiri, invece, fu una matrona romana di nome Lucilla: secondo il Martirologio essi vennero sepolti sulla via Labicana nel cimitero ad Duas Lauros.
Altri santi. Sant'Erasmo di Formia, vescovo (III-IV sec.); san Guido d'Acqui, vescovo (1004-1070). Letture. Gd 1,17.20-25; Sal 62; Mc 11,27-33. Ambrosiano. Lv 12,1-8; Sal 94; Gal 4,1-5; Lc 2,22-32 / Lc 24,1-8.
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