venerdì 4 novembre 2011
L'Inter è un elisir di lunga vita. È capace di restare immobile nel tempo per anni. Per decenni. E lì ferma i suoi amici, i suoi osservatori, i suoi critici. Aspetta una Coppa dei Campioni per quasi mezzo secolo, eppoi in una stagione vince tutto e passa alla storia col “triplete”. E si ferma. Chiedo venia agli interisti: non voglio dire che dovranno affrontare altre decine d'anni di digiuno, intendo solo analizzare la crisi esplosa quella sera al Bernabeu quando Mourinho, il volto ancora bagnato di lacrime, confermò il suo addio a un Massimo Moratti che forse lipperlì non dette peso alla cosa, e continuò a godersi la sua Coppa dalle Grandi Orecchie. Sembrava papà Angelo quella sera del 27 maggio del 1964 al Prater di Vienna, quando la Beneamata battè il Real e la conquistò per la prima volta. Ma non finì lì: l'anno dopo - 1965 - i nerazzurri alzarono il glorioso trofeo a San Siro, dopo aver sconfitto il Benfica. Helenio Herrera - il primo vero e unico Mago del calcio - realizzò allora il suo triplete, l'anno dopo ci mise sopra un altro titolo mondiale e di lì a poco se ne andò. E con il suo addio la Grande Inter andò in letargo. Mourinho - il vero erede di Helenio - fuggendo a Madrid ha lasciato la stessa situazione. Ora, vittima di corsi e ricorsi, l'Inter sembra ripetere le stesse incerte gesta a cominciare dal campionato che oggi la vede in una posizione di classifica assurda, come nel dopoguerra. Per sua fortuna riprende coraggio sulla scena europea, come ha fatto l'altra sera con il resistibile Lilla, dimostrando ai catastrofisti che il campionato italiano è il più duro d'Europa. Quindi è il più bello. Eppure, il successo in Champions League dovuto al resuscitato Milito non allevia le pene di una squadra perduta nelle incertezze della società oggi propensa - come ha fatto capire Moratti - a riprendersi l'Oriali col quale aveva vinto tutto. Fatte le necessarie considerazioni sui successori di Mourinho – Benitez, Leonardo, Gasperini e oggi Ranieri – vien fatto di pensare che il maestro di vita portoghese (erede del settecentesco poeta Manuel Maria Barbosa du Bocage di Setubal, fattosi frate per disperazione) resterà sempre nei pensieri degli interisti e Ranieri - che non è sciocco - s'augura che almeno liberi le menti dei suoi giocatori, per salvare la baracca e tentar di vincere qualcosa prima dell'ineluttabile ritorno dello “Specialone”. In conclusione, mi sembra di poter dire che se Moratti avesse avuto pazienza con Rafa Benitez la situazione non sarebbe migliorata moltissimo ma avrebbe almeno risparmiato milioni d'ingaggi e anche qualche brutta figura.
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