giovedì 21 dicembre 2017
Lo avete già visto molte volte ed è probabile che nei prossimi giorni vi capiti di incapparci di nuovo. Proprio per questo, però, La vita è meravigliosa di Frank Capra merita di essere riconsiderato senza pregiudizi di sorta, riconoscendogli l'importanza e perfino la grandezza che la generica definizione di “film di Natale” finirebbe per negargli. Certo, i buoni sentimenti non mancano e i trabocchetti emotivi abbondano ma, se si ha la pazienza di risalire alla struttura su cui il racconto poggia, ci si accorge che l'operazione condotta da Capra e dai suoi collaboratori è tutt'altro che ingenua.
La vita è meravigliosa è un film per tutta la famiglia (anche perché è un bellissimo film sulla
sulla famiglia), ma nello stesso tempo è un film di forte e quasi dichiarato impianto politico, come aveva in parte intuito la censura statunitense nel 1946, fra Seconda guerra mondiale appena terminata e Guerra fredda già pronta a cominciare. È, più che altro, un film – intelligentissimo – sull'economia e sulle sue più temibili storture, circostanza questa che lo accomuna a un'altra celebre commedia di ambientazione natalizia che del capolavoro di Capra può essere considerata la prosecuzione, se non addirittura il rifacimento mascherato: Una poltrona per due del 1983, con John Landis alla regia e la coppia Dan Aykroyd-Eddie Murphy impegnata a dare plastica dimostrazione delle risibili contraddizioni che stanno all'origine di ogni determinismo finanziario.
Il protagonista di La vita è meravigliosa, come'è noto, si chiama George Bailey, gestisce una piccola cooperativa di risparmio nella cittadina di Bedford Falls e, pur essendo una persona incapace di farsi nemici, ha un avversario implacabile nel banchiere Potter, difensore del principio del profitto a ogni costo tanto quanto lo stesso Bailey è un paladino del mutuo soccorso. La trama è già abbastanza trasparente, ma bisogna considerare che per interpretare l'arcigno Potter fu scelto (non del tutto casualmente) l'istrionico Lionel Barrymore, che aveva dato voce al gretto capitalista Scrooge in una popolare versione radiofonica del Canto di Natale di Charles Dickens. A impersonare Bailey è invece uno James Stewart in stato di grazia, abilissimo nel passare dall'entusiasmo alla disperazione. Sì, perché i soldi necessari per evitare il fallimento della cooperativa sono stati smarriti proprio alla vigilia di Natale e George non sa come cavarsela se non buttandosi nel fiume per mettere fine a una vita che gli sembra ormai inutile. Ma prima di lui nell'acqua ci finisce un bizzarro vecchietto che risponde al nome di Clarence (un bravissimo Henry Travers) e che da lì a poco sosterrà di essere un angelo incaricato di dissuadere l'aspirante suicida. Il quale, nel frattempo, si è generosamente tuffato per salvare il suo salvatore. È così che tutto comincia: il viaggio a ritroso nel tempo, la scoperta di come sarebbe il mondo se davvero un uomo di nome George Bailey non fosse mai esistito, il ripensamento, l'accoglienza di un miracolo che nasce dall'idea, semplicissima e rivoluzionaria, dell'economia come condivisione e dono e non come sfruttamento e possesso.
Rispettando il destino di molti classici – che non si limitano a raccontare una storia, ma sono la storia che stanno raccontando –, La vita è meravigliosa non fu un successo immediato, ma con il passare del tempo si è imposta per il suo insuperato equilibrio tra profondità e delicatezza, tra commozione e divertimento. A proposito: questo è anche un magnifico film sull'amore coniugale. Tenete d'occhio la moglie di George, Mary (l'attrice Donna Reed), se per caso nei prossimi giorni vi capita di rivedere una scena o due.
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