sabato 28 febbraio 2004
No. E' il grande inganno, la saggezza dei vecchi. Non diventano saggi. Diventano attenti. Li avevo conosciuti trent'anni fa ed erano venuti con me in un paio di viaggi archeologici nel Vicino Oriente. Li vado a trovare qualche volta qui a Milano: ormai sono diventati una coppia di novantenni, tuttavia ancora lucidi. E' il marito, che legge ogni giorno il "Mattutino", a suggerirmi per oggi il tema e lo fa citandomi - con memoria invidiabile - un passo dell'Addio alle armi del romanziere americano Ernest Hemingway (che pure ha al suo attivo il celebre Il vecchio e il mare). L'osservazione è acuta: la saggezza dell'anziano è spesso un luogo comune e non solo perché c'è l'Alzheimer o l'arteriosclerosi o il rimbambimento. Ci sono, infatti, vecchi stupidi e vacui, anche se sani e in forma. Dopo tutto, chi non ricorda la famosa storia biblica di Susanna e dei due anziani narrata nel c. 13 del Libro di Daniele?
C'è, invece, un'altra caratteristica che la vecchiaia tende a creare nella persona ed è l'attenzione. Essa non si esplica solo in un'osservazione minuziosa e paziente della realtà: è, questa, una possibilità offerta a chi ha ore a disposizione e può essere spettatore continuo del teatro del mondo. L'attenzione dell'anziano è talora anche una sorta di sospetto nei confronti della realtà che si evolve così velocemente. Certo, un simile atteggiamento può generare uno spirito conservatore, refrattario a ogni novità, persino gretto. Ma può essere anche un sano antidoto contro l'entusiasmo superficiale, l'infatuazione e la banalità. Anche Cristo suggerisce un'attenzione che sia capace di vegliare e di vagliare, così da essere pronti alla sorpresa della venuta di Dio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: