sabato 6 maggio 2017
Cari amici lettori, pochi o tanti che possiate essere, mi piacerebbe vedervi sfogliare questo giornale e parlare con voi per sapere cosa vi interessa trovare nel mio piccolo articolo settimanale. Quando mi siedo davanti al computer, l'amico delle mie giornate, ancora non so cosa vi racconterò. Ma basta che le mie dita tocchino i tasti, uno per uno e allora mi accorgo cosa sto scrivendo. È come parlare con voi poiché anche lontani godiamo e soffriamo per le stesse cose che il mondo ci propone ogni giorno. Differenti uno dall'altro, con interessi diversi, abbiamo tutti bisogno di qualche minuto di sollievo e coltiviamo dentro di noi il desiderio di distrazione dai propri pensieri.
Vorrei avere un largo paniere dove raccogliere le richieste di ognuno. Ma poi chi mi aiuterà a farvi sorridere, a prendere la vita comunque si presenti con serena attenzione e pazienza? Chi mi aiuterà a farvi accettare le difficoltà del giorno con animo composto? Vorrei essere stata capace, in questi anni nei quali ho parlato attraverso queste righe, a trasmettervi un po' della mia inclinazione a vedere sempre il meglio delle situazioni e di superare le cose negative con volontà e pazienza.
Vorrei farvi intendere come si può credere nel bene anche al disopra delle disavventure quotidiane; trovarlo anche lontano da sé e goderne perchè altri come noi, oggi ne provino piacere. La gioia di vivere che ci viene data con il primo grido è anche per chi nasce nelle barche dei migranti in mezzo alle onde del mare. Allora sembra che la vita sia più forte di quella distruzione che abbiamo richiamato su di noi con le inutili guerre di cui sentiamo diffondersi il rumore già troppo vicino.
Quando ci sentiamo abbandonati e soli davanti al nostro domani, cerchiamo di ricordare che c'è sempre qualcuno che prega per il nostro bene. Avevo sei anni quando dicevo ogni sera una breve preghiera per un uomo che poteva essere in prigione. Non sapevo né dove, né quale fosse il suo nome, ma pensavo che il Signore avrebbe preso al volo la mia preghiera per spargerla come sabbia sul capo di quell'ignoto che soffriva. E oggi cerchiamo di sorridere invece di lamentarci sempre, di comprendere e perdonare chi non ci vuole incontrare, diamo la mano a chi ha meno di noi, regaliamo una parola di interesse a chi si sente incapace di affrontare il suo tempo. Non sono solo gli ammalati nel corpo che hanno bisogno di pietà, ma chi ha nell'anima l'incertezza della propria ragione di vita. Chi non sa trovare un sorriso per gli altri ha perduto il proprio giorno.
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