L'Aquila, il racconto dieci anni dopo
martedì 9 aprile 2019
Non è stato facile tenere il conto dei programmi dedicati ai dieci anni dal terremoto de L'Aquila il 6 aprile 2009. Si è partiti mercoledì scorso con una puntata speciale di Atlantide su La7. E poi avanti con La zona rossa su Nove o L'Aquila una città italiana su History, tanto per fare alcuni esempi in mezzo alla programmazione speciale di SkyTg24, alle lunghe dirette di Rai News o agli approfondimenti di tutti i Tg. Ma non è finita, perché dalla prossima settimana partirà su Rai 1 anche una fiction, L'Aquila - Grandi speranze, con la regia di Marco Risi. Un'attenzione senza precedenti, segno di una ferita aperta, di una ricostruzione che tarda, soprattutto nelle persone e nel tessuto umano. A L'Aquila la vita non è tornata. Ma è in questi frangenti, più che in altri, che la televisione sa essere televisione. Un programma per tutti, L'Aquila, 03:32 - La generazione dimenticata, in onda venerdì scorso su Rai 2 e ora disponibile su RaiPlay. Si tratta di una sorta di docufilm (prodotto da Stand By My con Rai Cinema, firmato da Simona Ercolani e Felice Cappa con la regia di Dario Acocella) incentrato sui 55 studenti (tra le 309 vittime) morti in quella notte in una delle città universitarie per eccellenza. A raccontare il dramma di quelle ore e degli anni successivi sono i loro amici, i ragazzi sopravvissuti, ma anche i loro genitori e i soccorritori. I volti silenziosi rigati dalle lacrime nel momento di ricordare le 3,32 di quel 6 aprile dicono più di qualunque parola. Poi, da una parte, il senso di colpa dei sopravvissuti, dall'altra la commozione dei vigili del fuoco che gli hanno ridato la vita. Un racconto intenso e toccante ripercorso con Lino Guanciale, nato ad Avezzano, a pochi chilometri da L'Aquila. In questo senso l'attore toglie l'elemento giornalistico per forza di cose più distaccato, aggiungendo di contro maggiore partecipazione. Un giornalista non potrebbe avere gli atteggiamenti anche affettuosi che l'attore, per di più abruzzese, può avere nei confronti dei suoi giovani interlocutori così duramente segnati. Senza sottacere, al tempo stesso, la denuncia nei confronti di coloro che hanno tolto il futuro a quella che il titolo stesso definisce generazione dimenticata.
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