domenica 21 novembre 2010
Che cos'è, per i laicisti, la laicità? A leggere il chirurgo e senatore Ignazio Marino su Confronti, mensile del vecchio "dissenso", sembra consistere - provincialismo tipicamente italiano a parte - nel «gettare uno sguardo al resto d'Europa e magari fare anche un salto Oltreoceano». Com'è vecchia questa litania! Non soltanto per la legge sulla fecondazione artificiale, oggetto del suo scritto, ma per ogni altra questione che abbia aspetti etici (dal divorzio all'aborto, al testamento di vita, alle staminali embrionali e non solo) dovremmo sempre e soltanto adeguarci alle decisioni altrui, senza nemmeno un po' di orgoglio nazionale e - di là di ogni altra sostanziale argomentazione - rinunciando persino a quella autodeterminazione che è una delle bandiere del laicismo e delle materie appena ricordate. «La legge 40 - è il titolo dell'articolo di Marino - nuoce gravemente alla salute». Lui pensa a quella delle donne, noialtri pensiamo a quella degli embrioni manipolati, maltrattati, buttati via, surgelati come articoli da esperimento. Lui cita come testimone a favore «la Commissione bioetica della Tavola Valdese» (non si capisce come una comunità di Cristiani possa accettare questi trattamenti) e lo "Stato laico", le cui leggi, scrive l'Unità (venerdì 19) «sono la sintesi condivisa di tutti i valori presenti nella società» (una specie di pot-pourri morale), ma si tratta piuttosto di uno Stato laicista dove non c'è condivisione, bensì attenzione soprattutto ai [dis]valori, primo dei quali la disponibilità della vita umana.
P. S. - Ho scritto "embrioni", ma si tratta di una parola di antilingua, che si fa accettare perché "neutra": se si usasse quella giusta - figli - sicuramente questi discorsi alla Marino sarebbero difficili da proporre e da accettare.

Nostalgia comunista
Stupore: Il Fatto Quotidiano, giornale più o meno comunista, dedica una pagina nostalgica a "Quando il Pci difendeva la famiglia - Compagni, guai a voi se divorziate". Naturalmente il rigido e moralista Partito comunista ammetteva l'eccezione per il Capo: Palmiro Togliatti, che, abbandonata la moglie, si unì a Nilde Iotti. Nonostante ciò, il "partito di massa" era moralmente sano e compatto su questi temi. Lo conferma un libro - Famiglie comuniste (Il Mulino) - di Maria Casalini (Università di Firenze), storica del movimento operaio in Italia, che fa notare come «con la morale cattolica quella comunista aveva più di un punto in comune». Per esempio: «Concetta La Ferla, la mitica pasionaria di Caltagirone, nel suo diario ricorda come fino a due mesi prima del matrimonio, lei e il suo futuro marito non avessero "alcuna libertà", tanto che passavano le serate giocando a carte con mammà nel mezzo a fare la guardia». Poi anche il Pci si è imborghesito. Oggi nessun Berlinguer potrebbe proporre ai giovani comunisti, come esempio da seguire, Santa Maria Goretti (siamo negli Anni '50). Il Pci, in altre parole, è morto radicale e nostalgico.

La lingua omosessualese
Roma, quartiere Ostiense: in una scuola elementare le maestre (La Repubblica, giovedì 18) devono frequentare un corso di "omogenitorialità", per insegnare ai loro scolari che non c'è nulla di strano nell'«avere due mamme o due papà». Una nuova materia: l'omosessualese.
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