L’algoritmo può salire in cattedra? Paolo benanti
giovedì 9 marzo 2023
L’intelligenza artificiale è progettata per modellare le capacità umane e quindi automatizzare i compiti umani. Alla luce di questo presupposto tecnico, un gruppo di professori della New York University (Nyu), di Princeton e dell’Università della Pennsylvania (UPenn) potrebbe aver contribuito a comprendere come le nostre vite saranno trasformate dagli ultimi strumenti come ChatGpt in una ricerca intitolata How Will Language Modelers like ChatGpt Affect Occupations and Industries?. Sebbene il documento non sia ancora stato sottoposto a revisione scientifica è già disponibile da questa settimana in pre-pubblicazione e i risultati sono affascinanti, per non dire inquietanti, soprattutto per le persone più a rischio. «Scopriamo che le professioni più esposte alla modellazione linguistica includono gli addetti al telemarketing e insegnanti post-diploma come quelli di lingua e letteratura inglese, lingua e letteratura straniera e storia – scrivono i ricercatori –. Abbiamo scoperto che i settori più esposti ai progressi della modellazione linguistica sono i servizi legali, i titoli, le materie prime e gli investimenti». I ricercatori – Rob Seamans del Nyu Stern, Ed Felten, informatico di Princeton, e Manav Raj della Wharton School of Business – hanno utilizzato una metodologia sviluppata già nel 2018 che è stata costruita «stimando quali descrizioni occupazionali [fossero] cambiate di più a causa dei progressi dell’IA tra il 2010 e il 2015». «L’intuizione chiave è stata quella di mappare dieci aree in cui l’IA stava avanzando (riconoscimento delle immagini, riconoscimento vocale, modellazione del linguaggio, giochi strategici astratti, ecc.) a 52 abilità utilizzate nelle occupazioni», ha postato Seamans su Twitter, spiegando che tali dati potevano poi essere incrociati con le informazioni del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti per esaminare «l’importanza e la prevalenza» di ciascuna di queste abilità distinguibili in oltre 800 occupazioni attualmente svolte dall’uomo. «Il risultato è stato un punteggio di esposizione professionale all’IA – ha continuato Seamans – che abbiamo chiamato Aioe». In pratica, più alto è l’Aioe maggiore è la possibilità che l’automazione si impadronisca del settore. Stando a questa ricerca dovremmo concludere che: i nostri insegnanti e i nostri servizi finanziari potrebbero essere i primi a soccombere a un’intelligenza artificiale che modella il linguaggio come fa ChatGpt. Il problema è che dobbiamo essere coscienti che questi strumenti sono pessimi sia nel fornire informazioni fattuali – il che non va bene per l’insegnamento – sia nella matematica, il che non favorisce il successo nel regno della finanza. La domanda da farci è se una legge economica del mercato – vince quello che costa di meno – deve prevalere in processi quali l’istruzione dove la chiave non è il guadagno ma la scommessa di trasmettere alle generazioni future valori e conoscenze sapienziali sul mondo e la storia della civiltà. Insomma, anche a scuola serve l’algoretica per evitare forme di algor-idiozia. © riproduzione riservata
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