L'agricoltura è ripartita (ma non va tutto bene)
domenica 4 luglio 2021
Agricoltura di successo. Ancora una volta, nonostante tutto. Accade nei primi tre mesi di quest'anno. Certo, la tendenza è tutta da confermare, ma il +3,9% in termini di valore aggiunto indica quanto sia resiliente il comparto agricolo e quanto possa dare rispetto ad altri settori. Le insidie, tuttavia, ci sono ancora tutte e, in alcuni casi, potrebbero pure colpire a
sorpresa i campi e le stalle italiane.
A far notare il "balzo" in alto ottenuto dagli agricoltori è stata la Coldiretti in una nota fondata sui rilevazioni del CREA. «È l'agricoltura a crescere di più tra i settori produttivi» dicono quindi i coltivatori diretti che sottolineano anche come fino alla fine del 2020 si sia dovuto parlare di una frenata. Ma qual è il carburante che consente la ripresa? Per Coldiretti tutto sta «nell'andamento dei consumi alimentari domestici in crescita di quasi il 3% nel primo trimestre secondo Ismea», ma molto è dovuto anche alle «esportazioni agroalimentari che nello stesso periodo - sottolinea sempre la Coldiretti -
hanno superato gli 11,5 miliardi di euro, rispetto allo stesso periodo del 2020, crescendo dell'1,8%». La nuova stagione nei rapporti tra Ue e Usa, potrebbe adesso accelerare la ripresa delle vendite all'estero.
Tutto bene quindi? Non proprio, perché, per esempio, la stessa Coldiretti fa notare quante siano le "minacce" alle vendite agroalimentari nazionali in giro per il mondo. Il via libera al Prosek (chiesto dalla Croazia all'Ue), viene per esempio ricordato, è considerato un vero «attacco al Made in Italy». Proprio dal gran mercato delle imitazioni dei prodotti agroalimentari italiani, infatti, arriva una delle minacce più importanti per il nostro agroalimentare. Un mercato, quello dei prodotti che scimmiottano quelli italiani, che da solo vale qualcosa come 100 miliardi: nel mondo due prodotti su tre richiamano l'Italia ma non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale. Già, perché il vero tema che più di altri conta quando si discute di agroalimentare italiano, non è tanto quello della semplice imitazione, quanto le conseguenze create dai falsi agroalimentari italiani sull'occupazione. Senza dire dei risvolti collegati alla salubrità dei prodotti e alle tecniche di produzione (in termini ambientali ma anche sociali). Ed è proprio a questi aspetti che occorre badare di più. Cercando nuovi percorsi di sviluppo. Per questo, valgono sempre di più strategie, come quella proposta da Cia-Agricoltori italiani nel corso di un incontro sull'ortofrutta, che mira a creare una "alleanza del cibo" tra i Paesi del Mediterraneo per passare dall'antagonismo all'integrazione. Che poi sia difficile arrivare ad un risultato di questo genere in tempi brevi, non conta molto. L'importante è comprendere sempre di più la necessità di cooperare e collaborare per far crescere la produzione di alimenti per tutti.
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