domenica 25 febbraio 2007
Rivendicano rispetto e riguardo, anche a scapito della verità, per le donne che hanno abortito (ma perché non leggono quello che Giovanni Paolo II ha scritto su di loro nella Evangelium Vitæ?), ma trattano con sarcasmo e disprezzo i bambini abortiti, senza accorgersi che la prima ferita alla dignità delle donne è la negazione del nome di figlio alle creature che avevano in grembo (e sarebbe così anche se fosse solo di un pezzo della loro carne). Aveva cominciato, parlando di necrofilia, proprio Liberazione, il quotidiano del Prc, che si batte per il lugubre "diritto alla morte" (vedi questa rubrica di domenica 11). Sul Corriere della sera era poi intervenuta Dacia Maraini, che confondeva feti, embrioni, spermatozoi e ovuli fecondati (c.s., domenica 18). Per ultima, aggravando il sarcasmo per apparire originale, Marina Terragni su Io Donna, supplemento dello stesso Corriere (sabato 17), accusa la «spietatezza della politica, che parlando spesso a sproposito di embrioni e feti, antepone se stessa e le sue logiche ai problemi dei governati». Come se a trasformare in oggetti politici donne, embrioni e feti di bambini da buttare non fossero stati proprio quelli della parte con cui lei si schiera. La realtà è che la verità fa paura anche ai giornalisti e perciò bisogna cancellarne le tracce, perché i figli abortiti appaiono loro come fantasmi, di cui bisogna liberarsi e siccome la sepoltura anche in una fossa comune è pur sempre un segno, occorre che siano «bruciati nell'inceneritore dell'ospedale». Come se si trattasse di un sacrificio propiziatorio e purificatore. LA VOCE E LE PIETRE Il solito Corrado Augias, campione di ingerenza («Dalla Chiesa più Vangelo e meno politica», Repubblica, domenica 18), grida vendetta per «l'attacco senza precedenti della Chiesa contro la Costituzione e il Concordato» e, su suggerimento di un prete, cita Matteo 23,24: "Filtrate il moscerino e ingoiate il cammel- lo"), «dove il moscerino sono i Dico e il cammello è il rapporto dell'Onu secondo il quale metà delle ricchezze del mondo sono in mano all'1%. Il 50% della popolazione ha meno dell'1% [...] Dov'è la voce della Chiesa?». Basterebbe ricordare, solo p. es., la Populorum Progressio, la Dottrina Sociale, la Caritas, l'insegnamento di tutti i Papi, Madre Teresa... Meglio citare Giovanni 8,7 ("Chi è senza peccato...") e chiedergli: quanti Augias lavorano nei lebbrosari, nei barrios, nelle baraccopoli, nella favelas del Terzo Mondo? Quanti, da noi, tra la desolazione dei drogati o con i cancerosi terminali? Quanti Augias nelle strade afose di Calcutta o del Bangladesh bruciano la loro vita tra le piaghe maleodoranti dei morenti o in Africa tra i malati di Aids, i bambini tracomatosi, i profughi? E poi vale più un grido o il dono di sé? IL CONTESTO Ancora sui Dico. Per giudicarne la portata e le conseguenze, bisogna calare il progetto nel contesto sociale e mediatico. Eccone qualche frammento: da Repubblica: «Amori gay, amori etero: è solo questione di famiglia» e «La famiglia patchwork con due mamme e due papà» (mercoledì 21 e venerdì 23); dall'Unità: «Famiglia come tu la vuoi, al cinema» (giovedì 22); da Liberazione: «Spagna: cambio di sesso all'anagrafe [...] senza bisogno di operazioni chirurgiche e di una decisione della magistratura» e «Genere senza sesso» (venerdì 23)...
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