L'«Opzione donna» resta complicata: in vista modifiche
martedì 4 marzo 2014
L'8 marzo ricorre la giornata internazionale della donna. Numerose le manifestazioni che ogni anno celebrano questo anniversario. Tuttavia hanno poco da festeggiare le lavoratrici interessate all'«opzione donna» varata nel 2004 dalla vecchia riforma Maroni e in vigore fino a tutto il 2015. Quella che per tante lavoratrici doveva essere una concreta opportunità di lasciare in anticipo il lavoro, per dedicarsi alla famiglia oppure all'assistenza a parenti con gravi problemi di salute, si è rivelata invece una scelta insostenibile, con effetti contrari alla stessa finalità della legge.La riforma Fornero infatti ha lasciato intatto il precedente pensionamento riservato alle lavoratrici e consentito a condizione di avere: a) almeno 57 anni di età per le dipendenti e 58 anni per le autonome, b) almeno 35 anni di contributi, c) optare per il calcolo contributivo della pensione, notoriamente meno favorevole. Si tratta però di un trattamento che nel complesso presenta ancora punti di vantaggio rispetto a quanto richiesto per le attuali pensioni di anzianità.A peggiorare le condizioni per l'opzione, l'Inps interpreta però la norma aggiungendo anche la finestra mobile (12 o 18 mesi) per l'effettivo pensionamento anticipato. Da tutto questo consegue che per rientrare entro la scadenza dell'opzione fissata a dicembre 2015, occorre fare domanda per l'assegno con varie scadenze nel corso del 2014 (maggio o novembre).Le proteste da parte di tante lavoratrici e dei sindacati hanno indotto le competenti Commissioni sia alla Camera sia al Senato a chiedere, all'unanimità, il ritiro della circolare Inps sull'argomento (n. 7/2012), in quanto illegittima sul punto. Lo stesso ministro Fornero aveva già espresso dubbi in merito ai contenuti della circolare impegnandosi ad approfondire la vicenda presso lo stesso Inps.Tutti contro. Si attende ora che la pressione unanime e convinta di tutte le parti interessate convinca l'Istituto della previdenza sociale a ritornare sui suoi passi, stabilendo che per l'«opzione donna» vale solo la maturazione dei requisiti (e non la decorrenza della pensione) entro il 2015. Stranamente, si legge nella premessa alla circolare incriminata che, prima di emanare le sue istruzioni, l'Istituto ha ottenuto la preventiva approvazione, comprese alcune correzioni, da parte dei ministeri del Lavoro e dell'Economia.Oltre il 2015. L'opzione è stata prevista fino al 2015, a titolo sperimentale. Il Governo dovrà verificarne poi i risultati per valutare una sua eventuale prosecuzione, che appare sin da ora complessa, se non impossibile, se non sarà corretto il rigido travisamento dell'Inps.
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