domenica 18 settembre 2016
I quotidiani della settimana scorsa hanno dato giustamente ampio spazio alla preoccupazione per la tragedia della giovane donna suicidatasi per essere stata messa alla gogna sulla Rete con le immagini (da lei stessa fornite) di una sua avventura erotica, e per lo stupro di una ragazza di 17 anni compiuto in una discoteca davanti alle "amiche" e da queste filmato e messo in Rete. la Repubblica ha parlato (giovedì 15) dei diversi tipi di vergogna. Per esempio, quella «di superficie» (la mia immagine non compare, io per gli altri non esisto) e quella «morale» (gli altri mi riprovano, io mi vergogno di vergognarmi) che è molto vicina a alla «vergogna di smascheramento» e alle sue conseguenze. il manifesto, invece, ha posto l'accento sullo «specchio disumano della Rete: sassate verso chi non può difendersi». Nulla da obiettare ai due quotidiani, anche se quello «specchio disumano» contiene una valutazione più ampia dell'altra e più vicina alla realtà e, tuttavia, entrambe sono gravemente incomplete. Nessuno ha avuto il coraggio di affermare che gli "amici" che hanno "postato" i due video e che il comportamento di tutti i protagonisti (esclusa la seconda vittima) non sono che una messa in atto del "principio di autodeterminazione" ormai diventato, anche se quasi sempre inconsapevolmente, il "valore" principale del laicismo insieme con il pluralismo etico. Un principio che alimenta e scatena tutti questi comportamenti, portandoli al livello di promozione e giustificazione del proprio "io" e di svalutazione del prossimo: in altri termini, la libera "etica" personale, la propria "morale" e la propria superiorità rispetto al prossimo. La crisi che stiamo constatando nel mondo non è soltanto economica.I «DIRITTI DISTORTI»L'autostrada dei cosiddetti "diritti civili" è aperta da 46 anni (dall'1 dicembre 1970, quando fu approvata la legge sul divorzio) e anche in Italia la società la percorre con disinvoltura. Anche in questo caso vale ciò che si è scritto nelle righe precedenti. Siamo a pochissima distanza dall'"omomatrimonio" (giornali, radio, tv parlano con disinvoltura non di "unioni civili", ma di «nozze omosessuali») e già si profilano due nuovi "diritti distorti". Del diritto di poligamia l'idea era stata lanciata, alla fine di giugno, dal fondatore dell'Ucoii (Unione comunità islamiche d'Italia) Hamza Roberto Piccardo. Ora il Corriere della Sera (domenica 11) parla del «diritto delle persone disabili all'affetto», che dovrebbe comportare l'istituzione della figura dell'«assistente sessuale». Una professione che, per essere meglio qualificata, si chiama già in inglese "lovegiver": letteralmente "fornitore d'amore" (a pagamento). I fautori di questa novità si preoccupano di spiegare che non si tratta di prostitute o prostituti, ma la differenza sta solo nel nome.
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