martedì 9 maggio 2017
Massimo Carrera vince il campionato in Russia con il glorioso Spartak di Mosca e subito si schiera - ma dicendosi allievo - con i maestri italiani che furoreggiano all'estero, il pluridecorato Carlo Ancelotti e il rampante Antonio Conte. Ed elogia la Scuola nostrana, Coverciano e dintorni, che sforna fior di tecnici vincitori all'estero. Ha ragione, anche se prim'ancora dell'università fiorentina produce tecnici di valore - anche non “laureati” come Capello, Ranieri, Lippi, De Biasi, Mazzarri - nati, cresciuti e affermati nel nome del calcio “all'italiana”. A parte Sacchi, eretico di successo. Ma c'e' un dettaglio ulteriore - fondamentale - che spiega certe affermazioni, soprattutto se si fa un confronto, amaro e crudele, con la vicenda milanese, Inter e Milan ormai assenti da anni dal proscenio, oggi insieme al minimo storico nonostante la clamorosa e ricca svolta cinese: il lavoro dei nostri tecnici viene valorizzato da società efficienti che scelgono una guida italiana quando vogliono vincere e gli mettono a disposizione strumenti di gestione importanti - dirigenti esperti - e squadre competitive. Come dire, per restare in Italia, la Juventus. Per non dire Inter e Milan che pagano ancora il disastroso recente passato. Oggi - a parte Maurizio Sarri che recita a soggetto in un club sano e in crescita dopo gli anni bui della recessione tecnica e economica - balzano agli occhi due tecnici, Simone Inzaghi e Gasperini, i loro club, Lazio e Atalanta, e i loro presidenti, Lotito e Percassi, diversissimi e tuttavia promotori di una affermazione che sa di clamoroso. Lotito è improvvisamente sparito dalla scena mediatica, arrivando addirittura a cogliere consensi (in particolare sul fronte ultras), Percassi non è mai entrato nella mischia curando l'Atalanta come una delle sue preziose aziende. Così è stato consentito a Gasperini - un maestro riconosciuto - e a Simone Inzaghi - apparentemente un novizio, in realtà cresciuto nel settore tecnico laziale - di esprimere e realizzare le loro non peregrine idee sul gioco e la gestione del gruppo. Se Bergamo fa un figurone nel confronto con Milano, la Lazio fa risaltare, e non solo sul campo, i difetti della società Roma, incapace di risolvere il dissidio Spalletti-Totti pur avendo una squadra importante, sulla carta la prima vera antagonista della Juve. Quando la Roma vinse il suo ultimo scudetto scrissi un pezzo intitolato «Fabio Capello Cavaliere del Lavoro», riconoscendo non solo le sue qualità tecniche ma la strategia operativa fondata su lavoro e silenzio. Spalletti ha lavorato ma è salito ogni giorno sulla giostra delle chiacchiere. Saggio è mastro Gasperini, straordinario Simone Inzaghi: entrambi instancabili lavoratori del calcio con particolare attenzione ai giovani che fan bello il gioco e ricchi i club. Resteranno in Italia?
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