martedì 25 aprile 2017
Il derby cinese, agguantato al 97' da Zapata, aveva restituito a Milano - pur con grande dolore dei nerazzurri - un'idea delle sfide dei bei tempi andati; ricche e orgogliose le scenografie, a testimonianza del buon diritto che bauscia e casciavit conservano nonostante le invadenti cineserie. Inter e Milan, parola d'ordine: si ricomincia. Coi soldi. Quelli che Suning ha già versato nelle casse interiste e il cospicuo bonifico del closing firmato dal signor Li al Cavaliere, Silvio Berlusconi, che ha già deciso - nei giorni della liberazione - di spenderne buona parte per rifare il look a Villa Certosa. Bene: si ricomincia. Fino al derby del pianto: l'Inter demolita a Firenze il sabato, il Milan beffato dall'Empoli la domenica. L'Europa League che si allontana in una estenuante partita di ciapanò. Che fare? I nerazzurri sembrano volerla buttare sui soldi, offrendo ingaggi faraonici per avere Conte o Simeone; i rossoneri non possono fare smargiassate dopo il salasso del closing e meditano un colpo geniale anche se difficile: ingaggiare Fabio Capello con un incarico di gestore tecnico, compatibile con l'autorevolezza del ruolo di Fassone e la specificità dell'impegno di Mirabelli, abile talent scout internazionale in sintonia con i grandi operatori del mercato. Un gestore tecnico - si dice in queste ore - deve somigliare a Mourinho. Non è improprio immaginare che Mourinho abbia ricordato ai dirigenti dell'Inter che lo ingaggiarono il Capello del Milan. Anzi, è possibile che in queste ore si stia realizzando un derby extra: Capello piace infatti a entrambe le milanesi, l'Inter si è addirittura mossa per prima, già nei giorni del passaggio fra De Boer e Pioli, frenata dai dubbi di Massimo Moratti, mentre il Milan sta rivalutando l'idea pre-closing di Berlusconi. Domenica sera, lui beato, Capello era a Madrid a raccontare un “Clasico” sensazionale, il trionfo di Messi (doppietta nel 3-2 al Real al Bernabeu: 500° gol in 577 partite in maglia blaugrana) risorto dopo il castigo juventino, l'addio definitivo - da uomo non da Pulce - all'elaborato e noioso tikitaka. Rientrare nel calcio italiano, ormai dominio incontrastato della “sua” Juve, non gli fa paura, gli darebbe anzi motivazioni ulteriori. A chi gli chiede se tornerebbe a Milano risponde che nessuno lo ha cercato. In verità le chiamate non le riceve lui ma il suo manager, Filippo Capello, il figlio dell'Uomo Forte.
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