martedì 1 dicembre 2015
Confusioni e lucidità. Ieri (“Mattino”, pp. 1 e 5) sterminata intervista di Antonio Manzo ad Emanuele Severino, il cui pensiero pare ormai fisso da più di mezzo secolo. Per lui fede cristiana e Chiesa cattolica sono alla fine: scienza e soprattutto tecnica ne hanno minato le fondamenta. Ed eccolo bacchettare insieme «Scalfari e Bergoglio», ma anche «Habermas e Benedetto XVI»: non hanno capito ciò che lui annuncia da sempre, e cioè che ormai «l'Occidente non è più il fulcro della Cristianità». Ci sarà anche del vero, ma lo leggo mentre in tv papa Francesco è attorniato da centinaia di migliaia di africani in festa con lui, e allora parrebbe che la Chiesa cattolica non sia poi così indietro... No! Severino non demorde: il suo ritornello annuncia irriducibile la fine della fede e della Chiesa. È libertà, ma da subito constati che il suo pensiero resta anche incomprensibile, tanto è vero che persino lì chi lo ha letto per primo lo ha capito al contrario perché nel testo leggi che l'Europa «continua a celebrare la morte di Dio e si è trasformata in una grande pianura della fede, sia chiaro non quella della religione, ma quella della civiltà della tecnica», mentre il titolone dato è che «L'Occidente è la pianura della fede», e questo è esattamente il contrario: qui ti intervisto, qui ti leggo, qui ti pubblico, qui non ti capisco. È destino dei geni, o evidenza che si impone anche quando senza mai riuscirci si cerca di cancellarla? Questo per le “confusioni”. Alla lucidità provvede invece sul “Corsera” (p. 27), sempre ieri, un intervento del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Parte dalla strana disputa sul presepio e i canti natalizi riaccesa da un dirigente scolastico lombardo per giungere al rapporto tra libertà e tradizioni religiose diverse: «Salvare la tradizione tutelando le differenze». Perfetto!
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