martedì 22 maggio 2018
Basso e alto. «Sua Santità Paolo VI. Il Papa Re» (“Il Tempo”, 20/5, p. 1 e int) sulle canonizzazioni di monsignor Romero, «profeta della teologia della liberazione» – disinformato sulla storia di un “pastore che dà la vita per il gregge” – e di Paolo VI. «Papa Re»? Il Papa che in Concilio ha dismesso il triregno, mai più usato? Titolo trascinato dalla frase «Nessuno può dimenticare quell'ingresso basilicale sulla sedia gestatoria che ancora si usava, durante le esequie di Aldo Moro». E va ricordato che alle esequie di Moro Paolo VI usò la gestatoria perché non ce la faceva più a camminare. Altro che «Papa Re»! Non basta: il lungo testo enumera descrizioni e confronti con «qualche osservazione» sui testi conciliari indicati con disinvoltura per questo ritratto del personaggio: « ...figura sottile, persino fisicamente, amletica nella comunicazione. Certamente introversiva e intratensiva» (sic!). È alternanza nel basso! Per fortuna c'è anche l'alto. Titolo: «La vera conoscenza si inchina al mistero... Essere saggi significa accettare il mistero». Claudio Risé (“La Verità”, pp.1 e 13) racconta «Conoscenza, ignoranza, mistero», nuovo volume di Edgar Morin, 97 anni, grande sociologo e uomo di ricerca appassionata, celebre accademico di fama mondiale. Una bella difesa del riconoscimento reciproco di ragione e scienza con fede e possibile trascendenza. Per me anche bellissimo ricordo. Inizio anni 90, chiedo a Morin un'intervista per Radio Rai Cultura e lui accetta, ma a una condizione: è in partenza, deve essere a Fiumicino per una certa ora. Dall'albergo lo accompagno in auto, e lui prima vuole... «un caffè a S. Eustachio»! Squisita, amichevole e sorridente richiesta. In auto una conversazione – ben oltre l'intervista – per me memorabile. Un uomo in ricerca autentica, cordiale con la realtà e col mistero che siamo anche noi. Bella sorpresa!
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