giovedì 29 settembre 2022
L'ampiamento delle possibilità di intervento sul genoma (Dna) umano e le prospettive di cura utilizzando cellule staminali e modifiche dei sistemi molecolari e cellulari, continuano a stimolare una riflessione medica, etica e giuridica su come gestire queste nuove biotecnologie. I progressi della biologia, della genetica, e anche dell'informatica, permettono di "ingegnerizzare" i processi biologici, incidendo sul funzionamento dell'intera catena cellulare, per correggere difetti genetici o patologie del funzionamento cellulare che causano malattie non diversamente curabili, per migliorare le condizioni di salute di persone sofferenti. La prospettiva etica fondamentale è l'impegno per curare, evitando derive di manipolazione per altri scopi, come il "potenziamento" dell'essere umano, motivi solo estetici, dominio delle capacità umane, per scopi militari.
In genere si distingue tra interventi sulle cellule somatiche (del corpo umano) e quelli sulle cellule germinali (gameti) e sull'embrione. Per le cellule somatiche c'è un generale consenso nella comunità scientifica e nel dibattito bioetico e normativo di rispettare i princìpi della ricerca terapeutica: valutazione rischi/benefici, informazione e consenso dei pazienti, giustizia ed equo accesso di tutti. In molti casi si tratta ancora di sperimentazioni, quindi sono necessari cautela, chiara e completa informazione dei pazienti e anche dell'intera popolazione, trasparenza e attenzione a non alimentare attese irrealizzabili. Sono questi i princìpi etici fondamentali che impegnano tutti. Per le cellule germinali, che trasmettono le modifiche sui discendenti, prevale l'atteggiamento prudenziale. Infatti è impossibile prevedere le conseguenze a lungo termine, non c'è sicurezza e manca un consenso informato dei soggetti che nasceranno; e sfuma la barriera tra cura e ricerca di "miglioramento"/potenziamento degli esseri umani. La Convenzione di Oviedo del Consiglio d'Europa (1997), vieta questo tipo di intervento. Una visione etica personalista promuove la centralità della persona umana, nella concezione di unità di corpo e spirito, e sostiene lo sviluppo scientifico e le applicazioni "ingegneristiche" a livello biomedico a servizio di tutta la persona, per curare, per offrire a tutti trattamenti ancora di frontiera, spesso costosi nelle prime fasi di studio e utilizzo, ma da estendere a tutti coloro che ne abbiano bisogno.
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