giovedì 14 novembre 2019
Ieri “Repubblica” (p. 11): «Tutti i post in rete contro Segre. Così funziona la fabbrica dell'odio». Leggo che in qualche “tirata” del genere ci si dichiara contro l'odio, ma talora è “qui lo dico e qui lo nego”. Qualche sera fa al Tg3 delle 19 una donna impegnatissima in politica diceva di non odiare né disprezzare la senatrice Liliana Segre. Pareva sincera e convinta, ma dietro le sue spalle un grande cartellone chiedeva l'abolizione dei Senatori a vita, bersaglio ancora Segre: per lo meno inavvertenza. Beata incoscienza! In pagina ce n'è tanta. Ieri per esempio sul “Foglio” (p. 1) «Tradizionalisti e Pachamama: nuovi casi clinici per Freud», Maurizio Crippa rimprovera con intelligenza certe uscite in pagina del «tradizionalismo religioso degli assatanati (sic!) da messa in latino» e «degli hater (odiatori, ndr) di chiunque osi criticare Salvini», ove i primi lo fanno persino con una «protesta internazionale» che «condanna gli atti sacrileghi e superstiziosi commessi da Papa Francesco, il Successore di Pietro»! Sorride Crippa, anzi “ride” proprio segnalando la cosa come «sequenza di casi clinici». Hanno chiuso i manicomi, da noi, e nei nostri confini chi si crede Napoleone salvo imprevisti ed eccessi di comportamenti scatenati non dà fastidio a nessuno. Ma se un cattolico ritiene non sacrilega solo la Messa di san Pio V e lo proclama apertamente guardando al resto del mondo religioso e in particolare alla Chiesa cattolica post Vaticano II come ad una realtà in cui si perpetua il tradimento di Giuda e la negazione di Pietro prima della sua “conversione” forse è doveroso parlare di «caso clinico». Se non fosse così si tratterebbe di ben altro e di diverso conio, sempre biblicamente parlando, e senza ricorrere a Matteo 25. Potrà bastare per esempio ricordare con san Giacomo (1, 27) che «la vera religione» consiste nel soccorrere il prossimo «nelle sue tribolazioni e conservarsi puliti da questo mondo», fatto anche allora di denaro e di potere che umilia l'uomo.
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