giovedì 16 febbraio 2012
Lupus in due parti, forse una. Ieri grande "apertura" del "Fatto": «Ecco le carte che inchiodano il Vaticano». Annoto il verbo: "inchiodano". Beh! Nella Chiesa ci si è abituati, e forse un po' anche in Vaticano. C'è stato già Uno "inchiodato" sul Golgota, e il suo più vicino discepolo, di nome Pietro, fu "inchiodato" anche lui, ma a testa in giù, perché non volle che lo si confondesse con l'Altro. Molti tra i suoi successori, poi, uomini con i loro limiti e peccati, sono stati in vario modo "inchiodati", spesso innocenti. Va bene così: è storia e grazia. Passo alla seconda parte. Non ho visto Sanremo, ma leggo di fanfaronate di chi si crede controcorrente anche quando è in coda al fango professionistico. A questo proposito ieri ho ricevuto un messaggio: «Ciao Gianni, non ho mai guardato il Festival di Sanremo (per la mondanità ostentata), se non a sprazzi in tolleranza a familiari o amici dove occasionalmente mi trovavo. Ieri casualmente sono rimasto esterrefatto dal discorso di quell'impiastro di Celentano, in particolare sulle "testate ipocrite di Famiglia Cristiana e Avvenire». Ti giuro che mi sono sentito avvelenare da tanta volgare goffaggine che ho sentito il bisogno, saltando la cena, di rileggermi il capitolo sesto dei Promessi sposi, l'incontro tra fra Cristoforo e Don Rodrigo: grande letteratura, grande umanità, e la Provvidenza che ci dice che Dio non abbandona di fronte ai potenti… Poi sereno, a tv spenta, ho cenato… e poi a letto con sonni tranquilli... Ciao. Celeste». Per la cronaca segnalo che l'A. è un militante di Sel, e per anni già in Rifondazione. Si può discutere in termini ideali, ma sul piano dei "fatti" – viene bene – forse è il caso che chiunque ne tenga conto, giornali e politici compresi, se non vogliono restare inchiodati…
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