mercoledì 12 giugno 2013
No, la vecchia non ha mai sentito una preghiera così. L'uomo ha finito di recitarla. «Padre nostro…». E gli altri immobili intorno. La donna riprende a battere piano nel mortaio. Quelle parole sono belle, uniscono il cielo e la terra. Alza per un attimo gli occhi al chiaro d'autunno. Un padre in cielo… Il Dio degli eserciti e dei profeti. Il Dio del diluvio e dell'annegamento del Faraone. Il Dio impronunciabile. Perduto nei caratteri delle parole. Il Re. Un padre? La vecchia sputa un altro seme. Suo padre era un pecoraio. Lo rivede ancora ogni tanto, in qualche travèggola, quei barbagli o mezzi sogni che le vengono prima di cadere finalmente nell'ultima parte del sonno. A volte quasi non lo riconosce, lui è ancora giovane, bello. Compare da chissà dove. Dal tremendo Scheol? Lei non sa, si confonde in quei pensieri. Chi sa se lui vede la sua bambina. Chi sa se la riconosce ora che è così invecchiata. «Padre», mormora in quei momenti, le labbra secche…Dal gruppo degli uomini sotto l'albero vengono delle risate, si sono avvicinati dei bambini. Qualcuno dei discepoli fa un po' lo scemo con i piccoli. Forse anche lui è un padre e ha lasciato i propri bambini a casa. Che alla sera lo cercano. Padre nostro. E si sentono un po' perduti e un po' no. E chiedono forse alla madre: dov'è…
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