sabato 11 aprile 2009
Giovedì ("Magazine" del "Corsera", p. 30) Giulio Giorello se la prende perché «Joaquín Navarro Valls, un tempo portavoce di Giovanni Paolo II», ha scritto su "Repubblica" che «solo là dove i rabbini, i muftì, il Papa e il Dalai Lama possono esprimere liberamente alle coscienze i loro messaggi» si ha «vera democrazia». E perché se la prende? Ecco: «il Nostro non dice, però, che un ateo, magari impertinente, dovrebbe avere analogo diritto». Suscettibilità curiosa davvero! La rubrica che Giorello firma ha per titolo "Il miscredente", i giornali da noi sono pieni di critiche a Papa, Chiesa e credenti, e le librerie di volumi che vorrebbero demolire 2000 anni di fede cristiana e 3000 di Bibbia. Basta che Benedetto XVI dica una parola e il giorno dopo è un fiume, scritto, sentito e televisto, di repliche e proteste: ieri per esempio sul rapporto della fede con Nietzsche" C'era davvero bisogno di quella almeno apparentemente risentita replica perché «il Nostro non dice, però"»? O " grattando un po' la superficie " essa è la spia di una «laica» suscettibile insicurezza, di una coda di paglia sottilmente nascosta che si sente in competizione più che in dialogo, e pare convinta che se ragiona alla pari, allora finisce per non avere argomenti convincenti, e quindi deve o rovesciare il tavolo, altrimenti risulta evidente la propria inferiorità di argomenti, o forzare talmente le sue sicurezze da dare per scontato che l'avversario sia retrogrado, oscurantista, negatore di libertà e progresso. Sorridiamoci su, se possibile insieme, e proviamo a dialogare tranquilli. E alla pari"
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