venerdì 5 aprile 2013
Aspetto tutti gli anni i quarti di finale della Champions per rinnovare un rito nostalgico: finalmente - dico - questa è vera Coppa dei Campioni. Quest'anno devo spostare in avanti le lancette della Sveglia di Qualità e godermi - se possibile - le semifinali. Vorrei che ci fosse la Juve, ovviamente, passione di bandiera tricolore, nonostante le critiche esagerate che le hanno dedicato. A parer mio (il calcio è sempre più un'opinione in una selva di abusate certezze) solo il Real è stato all'altezza della fama e del torneo: Mourinho ha mostrato la versione elegante e valida della sua squadra maltrattata dal Barcellona in campionato e ha trovato l'avversario giusto per farsi bello, il Galatasaray di Terim, ambizioso e velleitario insieme, giusto uno sparring partner per fare spettacolo. Non mi hanno esaltato Paris St.Germain e Barcellona, tantomeno Malaga e Borussia. E, dunque, posso dire che la Juve non è caduta a Monaco perché - pur potente nei giochi di casa - non era all'altezza dell'impegno europeo: ha semplicemente buttato via una partita per un'autorete al ventitreesimo secondo e per un gol doppiamente dubbio: papera di Buffon e fuorigioco di Muller. Il tutto condito da un atteggiamento tremebondo degno di una principiante e non di quella compagine che aveva percorso la Champions imbattuta. Il Bayern cantato dai più come una potenza teutonica imbottita di top players ha in realtà fallito l'occasione di annientare la Signora dopo averne congelato il cervello, Pirlo, e terrorizzato la difesa migliore: Barzagli, Chiellini e il regista aggiunto Bonucci non sono mai stati tanto incerti, trascinati nell'errore da quei rinvii corti di Buffon che Conte pretende e che per l'occasione servivano a passar la palla ai tedeschi. È andata così per una ventina di volte e mi ha stupito che il bravissimo tecnico bianconero non se ne sia accorto e non sia corso ai ripari. Molto incerto, Conte, anche nei cambi: tardivo l'ingresso di Vucinic e Pogba, inutile quello di Giovinco. E non dico di Peluso. Torno sui difetti bianconeri - dall'approccio infelice all'impotenza della manovra - per ribadire che il Bayern non mi è parso grande ma a sua volta velleitario come l'ex magnifico Robben. E così arrivo a concludere che la partita di ritorno non mi sembra impossibile: allo Juventus Stadium - immagino che Conte ne chiederà il caloroso supporto - i bianconeri potrebbero rovesciare il risultato, arrivare almeno ai supplementari. Mi stupisce solo che l'allenatore che ha sempre predicato intensità e spirito guerriero abbia finito per giustificare la sconfitta di Monaco con la povertà di mezzi economici del suo club davanti a un ricco avversario, come se anche nel calcio gli italianuzzi del professor Monti dovessero sentirsi schiacciati dai tedesconi di Frau Merkel. Segnalo agli interessati che l'Italia non è certo la superba Germania ma neppure la Spagna poveraccia che ha speso i soldi dei cittadini al verde per finanziare il Real Madrid come da denuncia dell'Antitrust europea. Il fair play finanziario non è più una scelta virtuosa ma una necessità.
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