martedì 1 luglio 2014
«Sono il poema della terra, disse la voce,/ sorgo impalpabile eterna dalla terra e dal fondo del mare,/ su verso il cielo…». La voce che sta parlando al poeta non è umana. È la voce della pioggia. Spesso i poeti parlano con gli elementi e le creature del pianeta, in particolare Walt Whitman, padre fondatore della poesia americana, il poeta assoluto che a metà dell'Ottocento torna, come gli antichi eredi di Orfeo, a parlare con le voci della natura, traducendo al lettore, meglio all'ascoltatore, le voci delle onde, delle gocce, delle piante… Che gli rispondono, per la dolcezza con cui l'uomo si rivolge loro. È stato lui il primo a parlare, guardandola, con amore, interrogandola. E chi sei tu? chiesi alla pioggia che dolcemente scendeva, e, "strano a dirsi" si meraviglia, la pioggia gli risponde, svelandogli chi sia, con le parole non umane che il poeta a noi "traduce": lei è il poema della terra, e sempre, giorno e notte, restituisce la vita alla sua origine.Il poeta avverte e spesso colma una necessità dell'uomo, di ogni uomo che, consapevole o meno, si interroga sui misteri della pioggia, del tramonto, delle piante. Se l'uomo non ascolta la sua voce, perde il traduttore dei misteri, della natura, fatti semplici dall'incanto dei versi. E si sente tristemente solo, separato dalla realtà del creato.
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