martedì 28 febbraio 2023
Davvero erano passati tutti dal suo salotto, e tutti gli hanno reso omaggio. I quotidiani del 25/2 celebrano Maurizio Costanzo quasi fosse un capo di Stato: cinque pagine il “Corriere”, quattro “Repubblica”, “Stampa”, “Quotidiano nazionale” (“Giorno”, “Carlino” e “Nazione”) e “Libero”, tre “Giornale” e “Messaggero”. I titoli di prima pagina, in gran parte identici – una sola parola, enorme: «Sipario» – spiegano come venga ricordato: il signore del Parioli. Fanno coro “Corriere” e “Repubblica”: «Portò il salotto in tv». «Sipario» è scelto da “Stampa”, “Giornale”, “Libero”, “Quotidiano nazionale” e “Verità”. Anche le penne più puntute rinfoderano il fioretto. Il “Corriere” schiera Aldo Cazzullo e la “Repubblica” Gabriele Romagnoli. Baudo è ovunque. Platinette (“Stampa”) confida: «È stato un padre». Rita Dalla Chiesa (“Stampa”) rivela: «La sua serata su mio padre fu decisiva». Perfino Vittorio Feltri (“Libero”) si inchina: «In tv era il numero uno». Non teme di esagerare la “Verità” che così titola la pagina firmata da Giorgio Gandola: «Se ne va l’uomo più potente d’Italia». Chi sui social ironizza sull’iscrizione alla P2, si becca la legnata di Massimo Gramellini sulla prima pagina del “Corriere”: «Gli avvoltoi». Difficile essere originali e sottrarsi al ritratto troppo edulcorato per essere reale, e perfino sincero. Tra la folla, spicca il contributo di Nanni Delbecchi sul “Fatto”, che rivela ciò che occorre tacere: «La televisione può fare da sola, può trasformare un signor nessuno in un vippone, che ci sia autentico talento, una mescolanza di talento e di impudenza o la prevalenza della spazzatura (...). Di fatto l’Italia degli anni 80 e 90 si divide tra chi va al Costanzo Show e chi no». Il palco del Parioli fu a lungo l’altare di una laicissima liturgia, con Costanzo a officiare trasformando nessuno in qualcuno, di fronte a una platea devota. Poi – e siamo a ieri, 27/2 – chi ha fin troppo bene appreso la devozione alla dea tv, davanti al feretro di Costanzo chiede un selfie alla vedova Maria De Filipppi, con unanime indignazione. Paolo Giordano (“Giornale”): «Se un selfie ferisce il dolore». Silvia Fumarola (“Repubblica”): «Il senso del limite sparito». Michela Marzano (“Stampa”): «L’oscenità di una foto». Mostruoso. Ma chi ha contribuito a creare il mostro? © riproduzione riservata
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