mercoledì 27 febbraio 2008
«E
così Apollo rubò i figli alle madri». Ieri sul "Corsera" (p. 40) Dacia Maraini parte da un testo di Eschilo (458 a.C.) per spiegare come la cultura umana, all'origine per millenni femminile e femminista, con la dea Euriname che «creava il mondo», divenne poi maschile e maschilista dando origine all'attuale «società dei Padri». Così, da Euriname e attraverso Apollo, entra in questione il Dio della Bibbia, maschio, che crea Adamo e solo poi da esso estrae Eva, secondaria e dipendente. Sicura, Maraini: anche nella Trinità, per lei semplice corollario del Dio del Genesi, «non appare la figura materna». Di qui «il dogma» oppressivo, esclusione della donna dalla gerarchia, negazione della «libertà di riproduzione, rete millenaria di divieti, culto della verginità, proibizione degli anticoncezionali, aborto clandestino, ignoranza indotta e tante altre disperanti piaghe della storia femminile». Siamo ancora lì, e anche «le scoperte della scienza" anziché dare potere alle donne, le derubano ancora una volta dei loro saperi profondi, per stabilire sui loro corpi cosa fare e non fare, secondo principi assoluti stabiliti a tavolino da chi questi saperi non li conosce affatto e non vuole neanche fare lo sforzo di immaginarli». Stop. Insomma: così tutta la storia negativa e pesante " attualità sotto gli occhi " è caricata sulle spalle della tradizione cristiana e delle resistenze della Chiesa a modernità e liberazione delle donne, quindi dell'umanità tutta. Leggi e pensi che anche certa cultura laica ha il suo peccato originale: dà sempre e comunque ogni colpa alla Bibbia e alla Chiesa. Non molto originale, però.
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