sabato 31 maggio 2014
«Passata è la tempesta, odo augelli far festa» dice qualcuno, senza rendersi conto che forse solo per Leopardi la fine delle tempeste lasciava un cielo chiaro e fanciulle che venivano dalla campagna cantando... Le elezioni europee – che si presentavano come una furiosa tempesta – ci hanno lasciato con un sospiro di raggiunta pace, nell'illusione che i nostri problemi, in quanto cittadini europei, possano finalmente abbandonarci alla nostra falsa tranquillità; finché non avremo di nuovo in mano un foglio dove scrivere un altro nome o segnare una croce.Questo infatti siamo abituati a credere sia il nostro unico dovere di cittadini di una Europa tanto lontana dal nostro quotidiano, così poco amata e conosciuta. Ci interessa di più la modesta cronaca delle nostre città quando leggiamo distratti le notizie che ancora consideriamo venire «dall'estero», quasi il mare e le montagne difendessero, come 60 anni fa, la nostra privacy. Lanciamo nuovi deputati al Parlamento europeo, quasi dessimo loro il compito di restare al loro posto tranquilli senza disturbare più la nostra piccola vita tutta da risolvere nel nostro quartiere. Il mondo politico non ha saputo comunicare il coraggio, l'entusiasmo e la fede che avevano i nostri padri d'Europa. Non li abbiamo dimenticati, li ricordiamo nelle conferenze, ne descriviamo le imprese, pubblichiamo il loro pensiero come cosa che appartiene a una storia che si è fermata nella sua parte migliore.Ieri nell'accompagnare il Circolo trentino di Roma a scoprire la chiesa dell'Arciconfraternita di S. Caterina da Siena, pensavo al coraggio politico di questa dominicana che nel Trecento era riuscita a conservare all'Italia il papato, salvandola dalle conseguenze politiche che avrebbe avuto una differente sede pontificia come Avignone. Ecclesiastici e politici avevano dovuto piegarsi alla voce e alle preghiere di questa mistica che, già riconosciuta santa dopo poco la sua morte, sarebbe diventata patrona d'Italia assieme a san Francesco nel 1939.Nel depliant che descrive la chiesa di via Giulia, ricca di quadri di pregio e di un archivio storico, si leggono queste parole di Caterina: «Se sarete quelli che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia». Scritto dalla patrona del nostro Paese, potrebbe essere un buon avvio per chi ha preso su di sé il compito di dare più forza all'unione dei nostri popoli in questo vicino semestre di presidenza italiana. Fuoco, volontà di rinnovare, fiducia e fede, impegno per una vera unità.
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