sabato 11 febbraio 2012
Mistero Milan. Poco gaudioso, molto doloroso. Squadra largamente favorita per lo scudetto, benvista per la Champions, Coppitalia ca va sans dire. E all'improvviso notte fonda. In attesa dell'Arsenal - visto due mesi fa come abbordabile, oggi con timore - perde con la Lazio e pareggia con il Napoli in campionato ma soprattutto viene travolto dalla Juve in Coppitalia. E non fa testo - in un'analisi appena accennata - il risultato, quanto la qualita' del confronto con l'avversario n°1 per lo scudetto: la Juve di Conte, simile al suo leader come lo fu con Capello e Lippi, ha macinato i rossoneri che di questi tempi esibiscono in particolare due giocatori, nel bene e nel male: Nocerino e Ibrahimovic. Il napoletano rappresenta paradossalmente, proprio nella positività del suo impiego - buon gioco e ottimi gol - il limite massimo del Milan di Allegri, ormai sostenuto da un "operaio specializzato" mentre i suoi campioni sono assenti per motivi fisici o psicologici. Il Milan Lab sembra ormai un ospedale e l'unico che scoppia di salute - Ibra - comincia a risentire del peso delle responsabilità assolutamente sproporzionato per un predatore piu' geniale che razionale; e sbaglia chi di questi tempi infierisce sulla sua “bullaggine” che in realtà è una sorta di rustico scudo protettivo. Ma l'elemento più preoccupante sembra essere l'allenatore, che sta esibendo una squadra paurosamente diversa da quella d'avvio campionato. Primo problema: dov'è finito il Milan roccioso dei Tre Mediani, tanto modesto sulla carta quanto efficace sul campo, il Milan scudettato più per virtù di Thiago Silva che per i gol e la strapotenza di Ibra? Certo qualcuno deve aver chiesto ad Allegri qualcosa di più d'uno squadrone con una forza difensiva eccellente, ma il tecnico ha sbagliato ad assecondare solo il sogno Tevez, sicchè oggi il Milan ha un attacco fragile e una difesa incerta. E a centrocampo? Ho sostenuto fin dal primo giorno che cedere Pirlo - e soprattutto a un'avversaria di primo piano - era una follia: ma mi limitavo ad esprimere un senso di "tutela" di un bene calcistico straordinario, non immaginavo che Antonio Conte avrebbe fatto di Pirlo il cardine della manovra di una Juve che esprime una potenza fisica straordinaria "teleguidata" dall'ultimo cervellone del calcio italiano. Credo che Allegri non si sia opposto alla cessione di Pirlo e dunque non vedo perchè attribuirne la responsabilità a Galliani che ha gia' altri grossi problemi da risolvere con l'annoiato Berlusconi. Vedo infine il tecnico rossonero molto diverso da quello che ai presentò al Milan dopo Cagliari: un giovanotto di provincia, un leader ruspante con alcune vecchie fondamentali idee rivisitate, aggiornate, applicate per la prima volta non con pedatori/operai ma disponendo di un pugno di campioni da mettere al servizio dell'ideologia alla faccia del sacchismo. Favorito dai giochi di parole, mi sembra di poter dire che Max non e' più Allegri.
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