mercoledì 23 ottobre 2013
Il dono delle privazioni è un dono vero: solo che è difficile da accettare. Ma un'intera generazione, di cui restano pochi testimoni, non sarebbe stata quella che è stata, in bene e in male, se non lo avesse ricevuto. È un dono che diviene sostanza della vita, lo si accetti o no; e insegna sempre qualcosa, non poco: che si riconosce, con gratitudine, anche in un nuovo secolo. - Però a me aveva lasciato, secondo dopoguerra, una pleurite e l'indebolimento cronico dell'apparto respiratorio. Non voglio dunque fare un elogio generale delle privazioni. Né della povertà: tanto meno della sua ingiustizia; e tanto meno della fame e della guerra. Ma sant'Agostino diceva: ex malo bonum; sappiamo che da un male può venire del bene. Sicché combattiamo il male, ma accettiamo con riconoscenza il bene che ne segue, cercando di favorirlo. E la cultura della povertà, l'uso delle lezioni che la povertà impartisce, proprio di ampi strati sociali, nella storia, è un grande patrimonio dell'umanità. Di quella cultura le nuove generazioni hanno fatto da non poco tempo scarso uso, a me sembra: con danni morali e materiali. E adesso sono chiamate ad affrontare loro peculiari povertà e rischi. Sapranno trarne del bene? E come? Il vecchio sta a guardare, con tutto l'affetto di cui è capace, trattenendo il fiato.
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