giovedì 19 novembre 2015
In Iraq non si possono vendere né mangiare croissants: la pasta più venduta in Italia è haram, ovvero vietata dalla Sharia. Il dolce, a dispetto del nome francese, nasce a Vienna. Già dal 1529 gli ottomani volevano invadere l’Austria e quel 12 settembre 1863 parevano più agguerriti che mai. Tentarono di scavare un tunnel per conquistare la capitale, ma furono scoperti dai panettieri, i quali, levandosi di buon mattino, li videro dando l’allarme. La liberazione fu grande e Giovanni III di Polonia, alleato dell’Imperatore austriaco Leopoldo I, volle commemorare la vittoria con un dolce. Fonte d’ispirazione per i pasticceri fu proprio la mezzaluna della bandiera turca, nacque così il Kipferl, il cornetto italiano. Il senso era chiaro: il popolo europeo avrebbe gustato la vittoria inghiottendo il nemico a colazione. Fu in Francia che il cornetto prese il nome di croissant cioè crescente, (come la luna o più direttamente come la lievitazione) e si diffuse perché ne era ghiotta Maria Antonietta d’Austria, sposa di Luigi XVI. Nell’arte, alcune nature morte ritraggono l’innocuo croissant in bella vista accanto a un coltello, linguaggio allusivo per esprimere la minaccia turca. Una tela del 1653 ad opera dello spagnolo Juan de Valdés Leal, rispolverando il miracolo di Santa Chiara che scaccia i saraceni, rende ragione dello spessore di questa minaccia che perdurava anche nella Spagna di quegli anni. La fuga scomposta e rovinosa dei turchi, grazie alla fede di Chiara, rende evidente la ferocia e il panico che essi disseminavano. In primo piano, quasi a testimonianza della fonte d’ispirazione dei panettieri austriaci, uno scudo mostra in bella vista la mezzaluna ripetuta tre volte. E non su campo rosso, come nella bandiera, ma sullo scudo dorato, proprio come croissants sopra un vassoio. Del resto la proverbiale frase «Mamma, li turchi!», in bocca un tempo agli abitanti del Salento, oggi, forse possiamo capirla in tutta la sua pregnanza.
 
Gli attacchi che minacciano l’Europa da parte di certo fanatismo islamico trovano un’agghiacciante profezia nelle illustrazioni di Charles Henry Bennet. In un innocuo ristorante un uomo dai tratti arabi, ma dall’abito occidentale ha ordinato una bistecca. Si accinge al pasto brandendo il coltello, ma gli occhi fissi nel vuoto sembrano tradire un attimo di sospensione, preveggenza di qualcosa che sta per accadere. Ciò che sta per accadere Bennet lo racconta, come suo solito, attraverso l’ombra rivelatrice.
Ecco sul muro disegnarsi la vera identità del cliente: un arabo con turbante, scimitarra e la mezzaluna sul capo, pronto a colpire. Il titolo dell’opera completa il messaggio: Barba blu. Da secoli mangiamo croissant ormai dimentichi della fiera vittoria che vogliono significare, ma intanto nei nostri ristoranti entrano rispettabili clienti che si trasformano rapidamente in una sorta di Barba blu dell’occidentale. Il piatto da ordinare non è la specialità della casa, ma gli ospiti ignari che sedendosi a tavoli non sono in grado di scoprire, come Charles Bennet, l’ombra rivelatrice. Riappropriarci della memoria è urgente, per far fronte alle sfide del presente e agli assalti di coloro che, in panni insospettati, assaltano le nostre capitali.


ImmaginiIllustrazione di Charles Henry Bennett dalla Shadows series. Incisione xilografica colorato a mano, 1857 Harvard University Library
Juan de Valdés Leal Fuga dei saraceni (Derrota de los Saracenos) olio su tela 330 x 325 cm.1653, Ayuntamento de Sevilla

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