martedì 26 luglio 2022
Sempre più utilizzato per la facilità e la comodità del suo impiego, il commercio online nasconde serie minacce per la salute e la sicurezza dei cittadini europei. In tempi calamitosi, fra guerra, inflazione e disastri naturali, può apparire un rischio minore e invece cresce l'allarme fra i consumatori e nell'Europarlamento, in particolare per la difficoltà della rete doganale dei Ventisette a controllare la straripante quantità di merci acquistate via computer o cellulare, che ogni giorno inondano i magazzini del Continente, prima di essere smistati al domicilio dei compratori. Manca soprattutto il personale per verificare che i prodotti rispettino gli standard fissati dalle regole comunitarie, sempre molto severe e che fuori dai confini Ue ben pochi applicano.
Già due anni fa il Beuc, l'organizzazione europea dei consumatori che quest'anno compie 60 anni, ha pubblicato uno studio dai risultati inquietanti: in sintesi, due terzi dei prodotti acquistati attraverso piattaforme come Amazon, Ebay e Alibaba sarebbero in contrasto con la legislazione Ue sulla sicurezza. Più recentemente, a fine aprile, è stato reso noto il rapporto sulle notifiche trasmesse nel 2021 al "Safety gate", il circuito di allerta rapido che collega in tempo reale tutte le autorità nazionali, per impedire che prodotti pericolosi per la salute, intercettati e respinti in uno stato, possano essere reindirizzati in un altro. Sono state 2142 le segnalazioni di alto rischio per la salute, ma il Beuc parla di punta di un iceberg, perché la quantità di merci pericolose sarebbe incalcolabile e gli allarmi partono solo in casi molto gravi.
Un'illuminante verifica "sul campo" di questo fenomeno si deve a un reportage di "Politico.eu", testata online specializzata sull'Europa, che ha mandato i suoi reporter nell'aeroporto belga di Liegi. Qui si concentra quasi tutto quello che il colosso cinese Alibaba vende via Internet in Europa: qualcosa come tremila tonnellate di merci al giorno. Chi le controlla? Una volenterosa ma sempre più rassegnata pattuglia di agenti doganali, i quali confessano che, vista la minuziosa quantità di verifiche richieste dalle autorità di Bruxelles, non possono andare molto oltre degli screening a campione.
C'è poi una complicazione aggiuntiva, che dipende dalle caratteristiche stesse del commercio online. In passato arrivavano container contenenti grandi quantità dello stesso prodotto e il test su alcune unità poteva essere indicativo della qualità del tutto. Oggi invece piove dal cielo un diluvio di pacchi e pacchetti di ogni genere e contenuto e per esaminarli servirebbe un esercito di operatori, per di più ben preparati, perché – è il caso degli apparati elettronici "intelligenti", o "smart", di provenienza cinese – bisogna saper capire se si prestano a intrusioni "cyber".
Anche gli esperti doganali sono ormai consapevoli che il problema va affrontato seriamente e le istituzioni europee stanno lavorando per aggiornare la normativa in vigore e adeguarla alla nuova realtà tecnologica e alle sfide dei mercati su Internet. Si attende entro l'anno il varo di un nuovo Regolamento generale sulla sicurezza dei prodotti, che la Commissione ha elaborato e che vede fra gli obiettivi anche quello di semplificare la futura produzione di nuove regole. Il fatto è che già la bozza messa a punto è lunga 87 pagine! Bisognerà pensare a come farla "digerire" dai controllori sul terreno. E magari a moltiplicare il loro numero quanto basta.
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