“Il collegio“, la crisi della 7ª edizione
giovedì 3 novembre 2022
Settima edizione in poco più di cinque anni. Il collegio, il martedì in prima serata su Rai 2, è un format che non si discute dal punto di vista degli ascolti e dell’interazione con i social. Per il resto si può discutere, anche perché il reality (scritto da Luca Busso con altri e la regia di Fabrizio Deplano) comincia a essere un po’ troppo ripetitivo. Cambia l’ambientazione temporale, ovvero il contesto storico (quest’anno il 1958), aumenta la conflittualità tra i ragazzi con la divisione in due sezioni (la A e la B), debutta come voce narrante Nino Frassica, ma il popolare attore si attiene alla scrittura facendo poco il Frassica e i ragazzi, come i professori-attori, sono sempre più consapevoli di recitare una parte. Per cui il vero dramma è sempre lo stesso: dovere per punizione abbandonare il collegio e quindi perdere la visibilità in tv. Basti pensare che ogni anno sono decine di migliaia gli aspiranti collegiali con il sogno di far parte di un programma al quale lavorano più di cento persone tra cui una quindicina di operatori, con altrettante telecamere, al seguito dei ragazzi giorno e notte. Il che vuol dire che sanno bene di essere ripresi. La finzione quindi aumenta, così come il gioco controllo-trasgressione. Resta vera qualche inevitabile fragilità psicologica che i ragazzi (tutti tra i 14 e 17 anni) mostrano a varie riprese. Ma la forza del programma (basato su un format internazionale di cui la Rai ha acquisito i diritti) nasce prima delle riprese e sta proprio nella selezione di ragazzi che garantiscano lo spettacolo. Guarda caso molti di loro sono senza regole, viziati, saccenti, presuntuosi, egocentrici e poco inclini allo studio. In questo senso Il collegio può anche essere uno spaccato sul mondo degli adolescenti, ma non certo un esperimento sociale. © riproduzione riservata
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