domenica 6 gennaio 2008
Le polemiche, certe volte, sono utili. Quelle attuali sulla legge di aborto ci fanno capire, per esempio, la radicale differenza esistente tra l'idea cristiana di amore e quella cosiddetta "laica" (che, poi, con la laicità nulla ha a che fare). Per il cristiano l'amore è donazione, solidarietà, accoglienza, attenzione e perfino contemplazione dell'altro, rinuncia a ogni potere su costui. Così è, tanto più, per i figli, anche se non cercati né desiderati. Ecco invece che cosa ne dicono, lo stesso giorno, tre maestri del pensiero "laico". Chiara Saraceno, sociologa all'Università di Torino, scrive su La Stampa (venerdì 4): «Per quanta enfasi si ponga sull'umanità della "vita nascente", non può essere equiparata a quella di un essere umano autonomo, ancorché criminale». Questa vita nascente «ha bisogno di un corpo materno (affettivamente e intellettualmente, non solo biologicamente, accogliente) che lo metta al mondo. E anche poi dipende dal lungo, continuo, ripetuto atto di accoglienza e relazione. Non c'è vita umana fuori da questa accoglienza». Tolta la prima e l'ultima affermazione, sembra perfetto. Però «gravidanza e maternità non possono essere una condanna inflitta a una donna solo perché un atto sessuale non protetto ha originato un concepimento». Già: un atto d'amore (ma per la Saraceno è solo «attività sessuale») si trasforma in una «condanna» per evitare la quale se ne applica un'altra: capitale, questa volta. Cioè: «La decisione di abortire può scaturire non da egoismo o da un (rispettabile) senso d'incapacità a reggere la responsabilità, ma da un gesto d'amore» (sottinteso "laico"). Altrettanto "laica", anzi cinica è la descrizione di Umberto Veronesi (La Repubblica): «Obbligare una donna ad avere un figlio non desiderato significa da un lato infrangere il diritto all'autodeterminazione e alla libertà di scelta individuale, dall'altro far nascere un bambino non amato dai genitori, che non potrà che crescere infelice ed emarginato, quando non finirà in un cassonetto». Dove aborto o cassonetto sembrano l'esito scontato dello scontro tra amore negato e diritti pretesi. E siccome quei «diritti» fondano «i nuovi spazi di libertà [...] che sono garantiti dalla pratica dei principi laici», come spiega Gian Enrico Rusconi (La Stampa), nel cassonetto finisce anche questa "laicità".

ERRONEE CERTEZZE
Qualche lettore ricorderà la matematica certezza di Piergiorgio Odifreddi il quale, tentando una polemica con il Papa, affermò il dogma "laico" secondo cui «le verità scientifiche sono assolute e definitive» (La Stampa, 5 dicembre, vedi questa rubrica del 9 successivo). Per provarlo citò proprio l'esempio di Galilei che, per primo ma non per ultimo, dimostrò invece che la scienza non è mai definitiva. Mercoledì 2, una corrispondenza da Londra del Corriere della sera riferiva l'esperimento di «un'associazione culturale cui aderiscono i principali pensatori del momento», che all'inizio del 2007 aveva lanciato sul proprio sito (www.edge.org) «una provocazione: su che cosa avete cambiato idea? E perché? [...] Centinaia di scienziati, scrittori e ricercatori hanno risposto [...] rivelando una gamma di dietro front tra il clamoroso e il simpatico». Se facesse lo stesso, Odifreddi riuscirebbe persino a diventare simpatico.
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