sabato 6 febbraio 2010
freddo e fuori c'è la neve. Non è così bella come la descrive chi l'ha vista da lontano o la incontra una volta all'anno quando prende gli sci. Questa non è una neve da signori. La si calpesta ogni mattina quando si va a scuola a piedi e la strada non è ancora pulita. È la neve mista a sabbia e sale lungo la linea del marciapiede dove bisognosa stare attenti a non scivolare, è quella che i mezzi pesanti ti gettano addosso quando all'ora del sole incomincia a sciogliersi e raccoglie la terra. Mia nonna Ida dal suo salottino vedeva il sole, negli anni d'inverno, dalle undici del mattino alle due pomeridiane, quando i raggi tagliati dalle cime più alte non arrivavano più a colorare le sue finestre. Con gli abiti lunghi, lo scialle e le collane d'ambra che mettevano scintille sul corpetto chiaro, mi leggeva le favole seguendo con l'indice le righe del racconto su un libro dal titolo L'uccellin bel verde, o Il piccolo lord, sulle cui avventure finivo sempre col piangere. Allora pretendevo che mi leggesse prima le ultime pagine dove la storia aveva buon fine e dopo la prima parte piena di tristezza e di contrarietà. La nonna di oggi ha la sua macchina, va ancora sugli sci, fa le vacanze con le amiche, usa il computer e se non lavora, perché ha superato l'età, trova sempre il modo per occupare il suo tempo. Quando si ha tempo di insegnare attraverso un racconto le regole della vita e come difendersi dal male? Non c'è quasi mai spazio, tutto scatta secondo un orologio invisibile che consuma minuti e ore e permette solo un abbraccio, un "ti voglio bene" sulla porta di casa. A domani. Eppure anche solo così è una gioia a confronto di quella solitudine, quel senso di inutilità che ti stringe quando due genitori si separano e fanno dei figli moneta di ricatto. Ti accorgi d'improvviso che per te non c'è spazio, non c'è tutela quando il tuo amore verso i nipoti viene rigettato come qualcosa di inutile. Per non morire di pena devi dimenticarli, cancellare il loro viso bambino e pensare ad altro. Mai cercare le vecchie foto fatte assieme, mai scrivere i tuoi ricordi, non servirebbero che alle tue lacrime. Vivi lo stesso. Guarda al di fuori, cambia strada e ricordati che i bambini dispersi per i terremoti, orfani per la morte per Aids delle madri, abbandonati per miseria mentale e fisica, anch'essi aspettano la tua mano, hanno bisogno del tuo pensiero, di quell'affetto che non sai più a chi dare. Essi hanno più di altri bisogno di amore. C'è una foto che mi hanno portato oggi dove un gruppo di bimbi del Burundi indossa una maglietta rossa con la scritta: i vigili del fuoco. Sono gli uomini delle montagne dove cade la neve, abituati ad affrontare il pericolo senza compenso, che hanno mandato quel segno del loro lavoro e la promessa di un nuovo affetto. Allora sorridi. Lavora per chi è lontano, darà pace ai tuoi giorni. Metti la collana d'ambra, darà luce ai tuoi occhi.
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