giovedì 3 luglio 2014
«Esser messi sotto torchio» non è per noi una bella espressione, tanto meno «pagare col sangue»; eppure nella fede, grazie alla Rivelazione, torchio e sangue sono diventati segno di una salvezza insperata.Tra le iconografie più singolari sparse nella nostra penisola vi è quella del torchio mistico: Cristo, schiacciato dalla croce come da un torchio, spremuto nella passione, offre alla Chiesa il sacrificio del suo sangue per la salvezza. Una cruda drammaticità che oggi fa un po’ specie. Ma il torchio mistico non è raro, ne troviamo un esemplare a Matelica (Macerata) nella chiesa di Sant’Agostino. Ernst Van Schayck dipinge un immenso tino entro al quale Cristo sta pigiando l’uva. La croce pesa su Gesù e si comprende che il frutto da pigiare è il suo stesso corpo. Del resto tra vino e sangue c’è, in ebraico, una stretta assonanza, poiché il «vino» è detto «sangue dell’uva».Il mistero del torchio s’infittisce quando vediamo che è il Padre stesso a torchiare il Figlio suo e che lo Spirito Santo, poggiato sopra la croce, contribuisce a pesare il legno sul corpo del Redentore. L’espressione mesta e serena del Padre e del Figlio ci conferma che tutta la Trinità è unanime in quest’offerta sacrificale. Una scritta latina, svela il mistero: Torcular calcavi solus et de gentibus non est vir mecum. È un versetto di Isaia (63,3): «Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me». La tela si trova in una chiesa dedicata a Sant’Agostino e fu proprio il vescovo di Ippona (con altri, come ad esempio Tertulliano) che, meditando questo passo, paragonò il torchio alla croce dove Cristo era stato premuto da solo, per la salvezza di tutti. Due angeli, in primo piano, raccolgono il prezioso vino, cioè il sangue colato dalle piaghe del Salvatore, per spargerlo su Gerusalemme, le cui mura si vedono sullo sfondo. Così il torchio, se da un lato è segno dell’ira divina, dall’altro è anche il luogo dove, pigiando uva, si ricava vino. Tale è l’opera della Trinità: trasformare il male in bene e il sangue sacrificale in bevanda per la vita e per la gioia. Testimoni, per noi, di tutto questo sono tre santi: Giovanni Battista, ultimo dei profeti dell’antico Testamento e primo del Nuovo, la Vergine Addolorata e Giovanni Evangelista, primizie della Chiesa presenti sotto la croce. 
Anche in Germania, ad Ansbach nella chiesa di San Gumberto, c’è una tavoletta raffigurante il torchio mistico dove si vede Dio Padre manovrare il torchio-croce sotto il quale sta Gesù. Qui però lo Spirito aleggia in un cielo dorato indicando a tutti la promessa certa della risurrezione. È invece la Madre Addolorata che, con il cuore straziato, partecipa all’offerta del Figlio sorreggendolo in questo supplizio, uno dei cartigli, infatti, afferma che Cristo non era totalmente solo, perché Maria era con lui. Non ci sono angeli a raccogliere il frutto che sgorga dal tino ma san Pietro. E il frutto non è vino ma sono ostie, rimando teologico al Mistero Eucaristico frutto della passione del Redentore. Il donatore, anch’egli in primo piano ma proporzionalmente più piccolo, osserva estatico la scena, comprendendo il mistero. Quanto siamo lontani da tutto ciò!E che libertà avevano gli antichi nel guardare a un Dio che torchia il Figlio! Noi, invece, che vogliamo salvare Dio da una tale immagine, cadiamo vittime di padri sanguinari dove il sangue versato non salva e le torchiature non restituiscono vino per la gioia.
 Immagini:Torchio Mistico. Ernst Van Schayck (Utrecht 1575-Castelfidardo 1631) Secondo-terzo decennio del XVII secolo Olio su tela, 240 x 150 cm Chiesa di S. Agostino Matelica (Macerata)
 
Maria Corredentrice e il Torchio Mistico,  Ansbach (Germania) - Chiesa di San Gumberto (Ritterkapelle) –tavoletta votiva di Maestro dei torchi (scuola Duhreriana) 1511
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