sabato 2 marzo 2019

Nell’era della web immersion e del dominio incontrastato dei social media, la più antica delle esperienze – come confrontarsi dal vivo in una agorà fisica – può diventare modernissima. E particolarmente preziosa. È quanto ho vissuto ieri intervenendo all’assemblea nazionale dei giovani delle Acli ("Agorà 4.0", appunto), che hanno delineato con istituzioni ed esperti lo stato dell’arte e le prospettive dei due complessi mondi che sono chiamati ad affrontare ogni giorno, quelli del lavoro e della formazione.

Confesso subito d’aver trovato in questi ragazzi una serie di "virus positivi". In primis la voglia di riscoprire la forza dello spirito comunitario, contro l’iper-individualismo che ha geneticamente modificato la generazione precedente (i quarantenni di oggi). E poi il desiderio di (pre)occuparsi non solo dei loro problemi ma anche di qualche pezzetto di società, prendendosene cura per migliorarlo. Interessante anche l’approccio di piena e leale collaborazione con le istituzioni, in controtendenza rispetto al tendenziale rifiuto della politica e dei suoi strumenti che sembra pervadere oggi i loro coetanei.

A loro ha dato risposte concrete il sottosegretario Vincenzo Spadafora, che a Palazzo Chigi gestisce la delega alle politiche giovanili: il 30 marzo sarà emanato un avviso pubblico per finanziare progetti e idee di natura economica, sociale e culturale dei giovani italiani, che sarà supportato da una campagna di comunicazione che Spadafora ha definito «non convenzionale» (puntando molto sui social media e sui loro giovani protagonisti, gli influencers) e da un tour per la provincia italiana, per cercare di viralizzare (anche fisicamente) le opportunità di questa call for ideas.

L’obiettivo finale? Aprire in Italia 100 cantieri che creino opportunità per i nostri ragazzi, su tutto il territorio nazionale. Con un budget a disposizione – 40 milioni di euro, stanziati dalla recente Legge di Bilancio – superiore alle risorse degli anni precedenti e che le accorpa in un unico strumento.

Naturalmente quest’iniziativa non potrà risolvere i gravi deficit strutturali della condizione giovanile in Italia, dall’accesso al lavoro fondato quasi esclusivamente su censo e relazioni familiari – a causa del "fallimento" dei Centri per l’Impiego – alla mancanza di strumenti efficaci per l’orientamento pre e post-universitario. Ma potrebbe aiutare i ragazzi con buone idee (e voglia di metterle in pratica) a "toccare con mano" l’esistenza di un supporto concreto da parte dello Stato. E magari a costruire qualche oasi nel deserto delle opportunità.

www.francescodelzio.it @FFDelzio

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