venerdì 20 marzo 2009
Mi diverte il fatto che José Mourinho sia stato «adottato» da un pugno di intellettuali. Voglio dire da gente che è quotidianamente impegnata a spiegare al prossimo come acquisire i valori della Cultura, spaziando dalla politica, alla religione, all'economia, al football: questo, in particolare, li impegna moltissimo, perché è soprattutto parlando e scrivendo di calcio che devono apparire "diversi", cioè superiori; e siccome spesso non hanno alcuna competenza devono spacciarsi per "superintenditori Specialissimi" - come il loro idolo - spendendo lenzuolate di ricercata dialettica mista a ironia. Salvo quando, ricordandosi che insomma sì, è vero, il nostro amato calcio è "popolare", si lasciano andare a invettive, a espressioni degne non tanto dei volgari "curvaioli" quanto di quei signori - spesso a loro volta intellettuali - che popolano le tribune d'onore e che le cronache hanno spesso «fotografato» in esibizioni solennemente indecenti.
Potrei citarne numerosi ma rischierei di renderli eroi di quei salotti in cui il calcio entra per rallegrare lunghi momenti di snobistica noia.
Neppure Mourinho merita simili supporter; gli raccomanderei, anzi,
di tenersi cari i tifosi di curva, fin gli ultrà, ovvero quelli che hanno davvero il potere di rendergli la vita più facile, di raccomandarne la permanenza alla guida dell'Inter, di fargli rinnovare il contratto. E a differenza degli intellettuali pagano il biglietto. Costoro sono poco affidabili, nelle difficoltà si nascondono o cambiano bandiera, come spesso fanno - maestri nell'arte della sopravvivenza - nelle scelte politiche, religiose, economiche. Mourinho dovrebbe ad esempio cercar di conoscere Gigi Simoni, vero uomo di calcio, persona onesta, ex calciatore di qualità, ex allenatore dotato di competenza e cultura sportiva come pochi altri, uno davvero Speciale ma modesto nel porgere, quindi sospetto ai saccenti. Gigi è intervenuto nella querelle nerazzurra («Mourinho va o resta?») con la consueta serenità ma con parole importanti: «Mourinho - ha detto - è un grande allenatore, è anche intelligente, ma se andasse ad allenare in Spagna forse si parlerebbe meno delle sue polemiche e più di calcio giocato». E ha concluso precisando che non lo stupirebbe il ritorno di Mancini sulla panchina nerazzurra. Perché nulla all'Inter può stupire. Lui, Gigi, vinse per Massimo Moratti una coppa Uefa e ottenne un secondo posto in campionato italiano dopo clamorosi e scandalosi eventi che annunciavano Calciopoli.
L'anno successivo, negli ottavi di Champions, batté il Real Madrid per 3-1. Il successo non gli meritò applausi. Anzi fu infatti licenziato da Moratti con una telefonata che lo raggiunse mentre riceveva, a Coverciano, la Panchina d'Oro, premio assegnatogli da tutti i colleghi come miglior allenatore dell'annata precedente. È tuttora il tecnico più rimpianto dai tifosi nerazzurri. All'Inter può davvero succedere di tutto. Lo spettacolo continua.
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