sabato 15 gennaio 2011
All'Università Lumsa di Roma mi aspettano gli studenti che frequentano la Facoltà di storia e filosofia. La loro insegnante mi ha chiesto una relazione sull'impegno di De Gasperi per l'Europa. Quando guardo questi ragazzi del Duemila che sembrano così liberi nelle loro azioni, così indipendenti nei confronti di tutto ciò che sta loro attorno, tanto immuni dal veleno dell'atmosfera di sospetti, di arrivismo, di vanità mi chiedo se la serenità che vogliono farci vedere sia reale o solo un astenersi dall'impresa della vita per non saper prendere decisioni forti. Mi chiedo anche, con apprensione, chi li aiuta ad affrontare un futuro diverso da quello dei propri genitori o della generazione prima della propria. Se guardiamo alla vita dei popoli sembra che la storia insegni poco o almeno abbia dei tempi molto lunghi visto che noi europei abbiamo dovuto attendere duemila anni prima di capire che l'unico modo per vivere vicini e in pace era mettere assieme le necessità primarie e non rubarcele uno con l'atro usando frode e armi. E se apriamo assieme a questi ragazzi la loro carta geografica del mondo, saremo spaventati nel constatare che questa pace raggiunta per volontà comune sta in quel puntino dove sta scritto «Europa» e che la maggior parte del nostro mondo è ancora violato dalle ingiustizie, dalle guerre, dalla morte. Era facile quando si credeva agli dèi dell'Olimpo addebitare alla loro «ira funesta» i fenomeni della natura, con alluvioni, piogge, terremoti, che non avevano mai raggiunto simile violenza. Dobbiamo ricordare Noè con il suo diluvio universale, ma oggi chi salverebbe nella sua barca? Cosa possiamo noi raccontare a questi giovani perché costruiscano un futuro migliore, perché nella loro scelta di vita l'elemento della pace, della collaborazione, dell'ascolto dell'altro dia il vero senso del vivere e del progredire? Leggo allora agli studenti che ho davanti a me una lettera scritta da De Gasperi a un giovane amico che voleva iniziare la strada della politica. Egli dice: «Stai attento. Non dimenticare mai che devi sempre proporti di vedere l'Uomo. Possiamo benissimo e dobbiamo andare alla ricerca di formule economiche, organizzative, costituzionali, tecniche. Esse hanno una loro innegabile importanza, miglioriamole più che possiamo, ma essenziale è sempre proporsi di raggiungere direttamente il cuore dell'uomo, il suo intelletto, la sua volontà, con la persuasione, con la convinzione, con l'esempio, con la fede. Migliorare l'uomo nei suoi rapporti con l'uomo. Un problema di etica se vuoi, ma è certamente un problema fondamentale della vita come lo deve vedere anche un uomo politico... ricordati che l'uomo ha bisogni ed esigenze materiali, ma soprattutto ha sete di amore... Non avere paura per questo di essere considerato un romantico che ha perso i contatti con la vita reale, sei un uomo positivo dotato di una visione integrale della vita perché il mondo è ancora e sarà sempre fino alla fine una dinamica commistione di bene e male».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: