domenica 22 febbraio 2009
C'è una certa confusione, tra i "laici", sulla laicità, favorita anche da alcuni laici (cristiani) che si dicono laici, ma alla maniera dei... "laici". Tra l'altro, pare che la laicità così (male) intesa comporti una certa ignoranza delle cose di Chiesa. Un campione della prima categoria sembra essere Eugenio Scalfari, che domenica scorsa, su Repubblica (15/2), parlava della «Chiesa del dogma» (che cosa significa?) e lamentava che, dopo il Concilio, avrebbe avuto «inizio un movimento di reflusso» verso «il temporalismo», il cui obiettivo sarebbe «trasformare il peccato in delitto, il precetto dottrinale in norma, la legge divina in diritto positivo, l'etica religiosa in etica pubblica, con la conseguenza di imporre ai cittadini comportamenti ed obblighi non condivisi». Scalfari ha difficoltà anche con il Concilio; questo, come Scalfari forse ignora, afferma che «per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio»; che i laici «vivono nel secolo [e...] ivi sono da Dio chiamati a [...] illuminare e ordinare tutte le cose temporali [...] in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo» (Lumen Gentium). Tutto questo in collaborazione con gli uomini di buona volontà quale che sia la loro fede o non-fede, come dice la Gaudium et spes. Il che non significa «imporre ai cittadini comportamenti ed obblighi non condivisi», ma operare per lo sviluppo e la salvezza del mondo, che è una cosa assai diversa. Quanto alla categoria dei laici "laici", eccone un bel caso: richiesto dal direttore dell'Unità (venerdì 20) di spiegare perché «la Chiesa non è sulle sue posizioni» (si noti l'inversione delle parti), il prof. e deputato Ignazio Marino ha risposto: «La chiesa sono le suore di Haiti che curano i lebbrosi, non è il clero». Forse si ritiene una suora di Haiti.

CANZONI GENDER
La polemica sulla canzone "Luca era gay" è travasata sui giornali. Come ha scritto Walter Siti, già docente universitario, romanziere e saggista (La Stampa, venerdì 20), per «molti di noi omosessuali» la lettura che di questa condizione ha fatto Povia, è «ortodossamente freudiana» e «molto importante nella lettura di noi stessi». Da quando, però, proprio negli ambienti gay impazza la teoria del gender, vale a dire del sesso a scelta e temporaneo, perché non dovrebbe essere lecito a un giovane gay di tornare alla normosessualita?

ANTIOCHIA, 35 d.C.
Per difendere le sue posizioni sul dovere di lasciar morire di fame e di sete la povera Eluana, Corrado Augias utilizza (Repubblica, 15/2) anche la lettera di una lettrice che richiama un «documento del Centro studi teologici di Milano». Citazione a effetto, ma questo Centro è presieduto da un certo «mons. Giovanni Climaco Mapelli, Arcivescovo della sacra Metropolia di Milano, Primate della Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica Ortodossa Autonoma dell'Europa Occidentale e delle Americhe, di Tradizione e Successione Apostolica risalente all'Apostolo San Pietro nel 35 d.C. ad Antiochia, non dipendente dal Vaticano» (fine), che però risulta fondata nel giugno del 2007 a Monza e tenuta in particolare considerazione dai siti internet gay.
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