I cristiani piangono in pubblico: non sono lacrime di coccodrillo
mercoledì 19 luglio 2017
Dato che quella odierna è la puntata n. 400 di questa rubrica, mi viene la curiosità di confrontare tra loro le precedenti "cifre tonde", anche per farmi un'idea, sia pure in base a una campionatura abbastanza casuale, della fedeltà al proposito formulato all'esordio (novembre 2014): «Condividere con voi lettori e utenti uno sguardo all'informazione ecclesiale in Rete che prima di tutto racconti quello che c'è. Con fiducia e un pizzico di simpatia, se pare sufficientemente dritto; con pazienza e un filo d'ironia, se sembra più storto». Vado a ritroso e vedo che nel novembre scorso, puntata n. 300, mi sono divertito a cogliere gli infortuni in cui l'informazione religiosa è recentemente incorsa, sui mezzi generalisti, allorché le è toccato di misurarsi con il titolo latino di qualche documento. Nel marzo del 2016, puntata n. 200, l'attenzione è caduta sul cambio di editore di un sito americano, "Crux", che rappresentava, in tema di informazione ecclesiale, un caso interessante, e che da allora invece è rientrato in una tipologia più consueta.
Nel giugno 2015, invece, la puntata n. 100 è servita a raccontare come la Rete ha elaborato il lutto per la morte di padre Silvano Fausti. Non ho bisogno di scorrere l'archivio per accorgermi che mi è capitato spesso, su queste colonne, di fare un'operazione analoga: fermarmi ad ascoltare il coro con il quale la blogosfera ecclesiale ha accompagnato alla casa del Padre qualche membro della Chiesa e condividere la consolazione che ne ho tratto. In genere, infatti, ho avuto l'impressione di trovarmi davanti a dei ricordi sinceri e non a dei "coccodrilli" (il termine gergale che le redazioni riservano ai necrologi, a sottolineare che vi si associano disinvoltamente anche gli avversari). Come se la prospettiva di ritrovarsi per la vita eterna aiutasse un cristiano a pacificarsi, anche in pubblico, con il fratello che se n'è andato, sapendo distinguere tra l'essenziale e tutto il resto.
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