I 7 miliardi che servirebbero per le bonifiche del territorio
sabato 4 gennaio 2014
L'Italia agricola ha chiuso 2013 in maniera migliore rispetto agli altri comparti. Ma alcuni nodi cruciali per il comparto rimangono irrisolti, così come altri determinanti per l'assetto ambientale e idrogeologico nazionale.Aspetti importanti, anche questi, dell'attività agricola che, tuttavia, troppo spesso vengono messi in un angolo.Eppure, l'agricoltura vale anche per quello che produce in termini di manutenzione del territorio e di conservazione idrogeologica dello stesso. Se per il 2014 occorre fare qualche buon proposito, certamente quello riferito all'incremento dell'attività in fatto di tutela del territorio va messo in primo piano. Per questo, a giorni, l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni e Consiglio nazionale dei geologi ripresenteranno il Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico. Un progetto presentato lo scorso aprile, che vale oltre 7 miliardi di euro ma che ha una caratteristica importante: migliaia di interventi immediatamente cantierabili e capaci di apportare un significativo incremento occupazionale. Con, evidentemente, importanti ricadute positive in fatto di riduzione del rischio idrogeologico. Certo, sette miliardi al giorno d'oggi sono davvero una cifra enorme ma, è stato fatto notare dalla Anbi, è possibile reperire i soldi utilizzando lo stesso sistema già attuato per il Piano Irriguo Nazionale, cioè mutui quindicennali, a totale carico dello Stato che possono essere erogati sia da Banche che dalla Cassa Depositi e Prestiti. A fianco di tutto ciò, poi, qualcosa potrebbero fare i fondi per lo sviluppo rurale (europei e nazionali), che nel 2013 sono arrivati a 2,5 miliardi di euro una parte dei quali usati anche per le opere relative alle bonifiche e irrigazioni.Ma tutto si scontra con l'urgenza della situazione e con l'inerzia delle istituzioni e della politica. Basta pensare che ad oggi solamente lo 0,1% delle risorse già stanziate dal Cipe è stato effettivamente speso, mentre nel 2013 i danni attribuibili ai fenomeni di dissesto idrogeologico sono arrivati a decine e decine di milioni di euro.Ciò che manca, in definitiva, è una seria politica di uso del suolo e di riduzione del rischio idrogeologico. Che significa una nuova legge per il territorio, che prenda a riferimento il bacino idrografico, ma anche una riforma urbanistica, la creazione di reti efficaci di controllo, la costituzione di uffici geologici locali e la reale attribuzione di competenze e quindi di responsabilità. Un traguardo da raggiungere con tappe forzate, che purtroppo appare come ancora molto lontano: quest'anno si potrebbe almeno iniziare il percorso per il suo raggiungimento.
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