I 20 anni di Google, dal web al sogno di battere la morte
venerdì 28 settembre 2018

Ieri Google ha compiuto 20 anni. Sorvoliamo sul fatto che un tempo il suo compleanno veniva festeggiato il 4 settembre (giorno in cui fu presentata la richiesta di creare la società), poi il 7 settembre (giorno in cui fu fondata) ma a volte anche il 15 (data di registrazione del dominio www.google.com). Comunque, ieri Google ha festeggiato se stessa e quindi ci adeguiamo. Nel 1998, i suoi fondatori, Larry Page e Sergey Brin, studenti della Standford University, avevano 25 anni. Iniziarono tutto grazie a un prestito di 100mila dollari. Oggi hanno un impero che vale oltre 132 miliardi di dollari.

Per capire quanto Google faccia ormai parte della nostre vite, basti dire che ogni secondo nel mondo almeno 3,5 milioni di persone stanno interrogando il più potente motore di ricerca del web che funziona grazie a un milione di computer. Ma non è finita qui. Dal 2015 infatti Google ha generato Alphabet, una holding alla quale fanno capo società che si occupano di tecnologia, biotecnologie (Calico), investimenti finanziari (Google Ventures, Google Capital) e ricerca (Google X Lab e Nest Labs).
Nei loro laboratori si studiano cose considerate ormai "normali" come portare la connettività internet attraverso l'uso di palloni ad alta quota o l'uso di droni per le consegne a domicilio, lenti a contatto tecnologiche e auto con pilota automatico. Ci sono società del gruppo che studiano nuove città e aeroporti «per rimediare all'inefficienza delle strutture attuali» e altre concentrate sull'intelligenza artificiale. Ma anche progetti ben più impegnativi sulla longevità degli esseri umani.
Per questo non è peregrino chiedersi: dove ci porterà lo strapotere di Google? A dare retta al suo motto (Dont Be Evil, cioè «non essere cattivo» o, se preferite, «non compiere mai il male») dovremmo dormire sonni tranquilli, ma sappiamo tutti che così non è.

Ogni cosa che fa Alphabet ufficialmente è per migliorare il mondo ma nessuno onestamente si può fidare fino in fondo di un colosso così potente e ramificato che controlla così tante informazioni e la loro distribuzione a livello mondiale e che può permettersi di investire ogni anno decine di miliardi in progetti, a volte persino folli (come un ascensore spaziale lunare).
La politica di Google, ha dichiarato (pare scherzando) Eric Schmidt, amministratore delegato di Google dal 2001 al 2011 e da allora presidente del consiglio di amministrazione, «è arrivare al limite dell'inquietante senza oltrepassarlo». A leggere il saggio «I nuovi poteri forti» di Franklin Foer, l'ex direttore del New Republic, ci si inquieta comunque. A Page, che dal libro appare la vera mente di Google-Alphabet, per esempio, non interesserebbe tanto sconfiggere il cancro, perché, secondo lui, migliorerebbe la vita delle persone solo di qualche anno. No, lui vuole sconfiggere la morte. E a questo servirebbe la società del gruppo Calico.
Persino alcuni dei progetti più nobili di Google, come quello di digitalizzare e rendere pubblici milioni di libri, grazie a Foer assumo tinte fosche. «La più grande raccolta editoriale del mondo non è stata digitalizzata tanto per renderla disponibile alle persone ma per addestrare le macchine alla conoscenza». Da qui a immaginarci macchine con intelligenze artificiali più colte e più efficienti di ogni essere umano, il passo è breve. E ci sarebbe poco da stare tranquilli.
Google-Alphabet sembrerebbe non credere né alla concorrenza né ai limiti legali ma a un futuro di cooperazione dove tutti, sotto la sua guida, opereranno per costruire un mondo da sogno dove, secondo Foer, «le persone dovranno pensare sempre meno».
Dove ci porterà lo strapotere delle aziende digitali è francamente difficile da affermare con certezza. Anche se a dare retta al libro I nuovi poteri forti, cioè Google, Apple, Facebook e Amazon pensano già per tutti noi e stanno pianificando il nostro futuro, dopo avere modificato decisamente il nostro presente. Il tutto in un momento dove gli intellettuali e molti governi appaiono in grave difficoltà davanti a colossi come Google-Alphabet e ai loro ambiziosi sogni.

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