Gli impervi percorsi di Schönberg risalendo «La Scala di Giacobbe»
lunedì 31 maggio 2004
«Non capisco quello che scrive, ma è giovane; forse ha ragione. Io sono vecchio, può darsi che non abbia più la sensibilità auditiva per afferrare la sua musica». A rimanere disorientato di fronte ai primi lavori di Arnold Schönberg altri non è che Gustav Mahler, autore la cui spinta innovativa è peraltro ancor oggi riconosciuta come fulcro imprescindibile del tracciato compositivo a cavallo tra XIX e XX secolo.L'attività teorica e creativa compiuta da Schönberg nell'ambito dell'atonalità e della dodecafonia ha comunque rappresentato la svolta più geniale e rivoluzionaria dell'intero Novecento musicale. A capo delle solide formazioni del Rundfunkchor e della Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino, il direttore Kent Nagano è andato recentemente a riscoprire uno dei più significativi manifesti artistici del compositore viennese: l'incompiuto oratorio La Scala di Giacobbe (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale), riproposto dopo uno scrupoloso lavoro svolto direttamente sulla partitura autografa, riprodotta in fac-simile in una traccia cd-rom interna al disco. L'opera fu concepita nei tragici anni in cui l'Europa veniva travolta dalla Prima Guerra mondiale, quando lo stesso autore venne chiamato alle armi per ben due volte. Il soggetto prende spunto dal Libro della Genesi, in particolare dall'episodio in cui a Giacobbe appare in sogno una scala, la cui base posa sulla terra mentre la cima raggiunge il cielo, a simboleggiare il punto d'incontro tra la dimensione materiale e quella spirituale.Partitura ricca di riferimenti al pensiero filosofico ed estetico, di rimandi alle avanguardie letterarie e figurative che animavano la vita culturale del tempo, La Scala di Giacobbe è avvolto in una sorta di misticismo visionario che colloca la musica al di fuori di qualsiasi categoria spazio-temporale. Inaugurando inediti ambiti espressivi che trascendono ogni vincolo formale e armonico per celebrare la nascita di un nuovo linguaggio, il cui profondo significato metafisico viene testimoniato dalle parole con cui l'arcangelo Gabriele apre l'intero oratorio: «Vuoi a destra o a sinistra, avanti o indietro, sopra o sotto, ognuno deve procedere, senza chiedersi che cosa si è lasciato alle spalle o si troverà di fronte».
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