venerdì 29 novembre 2013
Credo che il coinvolgimento della collettività nelle decisioni politiche sia divenuto obbligatorio. Per motivi ideali, certo; ma anche perché, data l'evoluzione della vita sociale, senza non sono più possibili riforme efficaci. Non basta il mero consenso, occorre un contributo di elaborazione dal basso. Ne sono convinto: ma dubito delle qualità del materiale umano da coinvolgere. Ammiro certe non sporadiche individualità, altruistiche e capaci, però la mia valutazione complessiva del corpo sociale è pessimistica. Quelle individualità restano minoranze: e in genere siamo mal ridotti. È intervenuto, temo, un mutamento esteso, addirittura antropologico: un grave impoverimento delle coscienze. Lo rivelano anche le scelte elettorali, le identità dei nostri rappresentanti: alla fine quelli che ci meritiamo. Gli alieni sono fra noi: e sono maggioranza, siamo noi. Mi pare un circolo vizioso, il serpente si morde la coda. Comunque sia, questo circolo vizioso va rotto; e non nei tempi lunghi d'una conversione culturale di massa: i problemi sono pressanti e urgono delle soluzioni, la gente sta troppo male. Sì, ma che fare perché la gente ritrovi i valori perduti, indispensabili alla partecipazione e al cambiamento? Li ritrovi adesso, senza metterci anni e anni: «presto se no si muore».
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