mercoledì 22 febbraio 2017
Quando la Guardia di Finanza li sequestra, i capi contraffatti di solito finiscono al macero. Recentemente, invece, grazie al Comune di Cittadella (Padova) 200 capi hanno avuto destino diverso. Alcuni volontari hanno rimosso i marchi fasulli e poi gli abiti sono stati donati alla Comunità Papa Giovanni XXIII, che a sua volta li destinerà alle persone emarginate. Spiega Luca Rinaldi, il responsabile di zona del movimento fondato da don Oreste Benzi: «In Veneto siamo presenti con 67 realtà di accoglienza, 3 cooperative di reinserimento, 2 centri per disabili, 1 per psichiatrici, 4 unità di strada contro la tratta e 55 famiglie affidatarie». Rinaldi stesso vive con la moglie in una casa famiglia con tre figli naturali e due accolti.
I capi sono stati distribuiti ai senza dimora della stazione di Vicenza, ai profughi che la Comunità accoglie dopo gli sbarchi (tra di loro anche una donna incinta), alle vittime di tratta ai fini della prostituzione e a giovani che lottano contro le dipendenze. «Italiani e stranieri – continua Rinaldi – poiché, ispirandoci al Vangelo per servire i poveri, non facciamo distinzione per la fede, colore della pelle o passaporto. Azioni come questa ci consentono di vivere la nostra chiamata all'accoglienza».
Non è la prima volta che la magistratura decide di non distruggere abiti sequestrati destinandoli ad associazioni, ma a Cittadella non era mai successo. «È una scelta di giustizia – conclude Rinaldi – destinare agli ultimi i beni prodotti illegalmente».
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