“Giocare” alla messa online: c’è anche questo nel Metaverso
domenica 5 febbraio 2023
Tanto il “Sir” ( bit.ly/3JETn3C ) quanto “Aleteia” ( bit.ly/3YGlqUP ) hanno riferito nei giorni scorsi che in Polonia stanno ottenendo molto successo, presso i giovani, delle «messe virtuali» (così sono chiamate fin dai titoli), alle quali si partecipa attraverso la piattaforma Roblox. Nella puntata del 28 ottobre scorso di “Vite digitali”, qui su “Avvenire” ( bit.ly/3RzohMB ), Gigio Rancilio spiega che Roblox, come Minecraft e Fortnite, è uno di quei «giochi popolarissimi» online che può essere anche considerato «un’altra idea di Metaverso», quella di «mondi in 3D accessibili da un browser o da un’applicazione (desktop o mobile)». In specifico, su Roblox ogni utente può creare il proprio mondo virtuale e poi «giocarci» dentro, chiamando altri utenti a farlo. Dunque, vi sono utenti che vi hanno creato, e non da ieri, luoghi di culto cristiani, a imitazione di quelli realmente esistenti, e che, di conseguenza, all’interno di questi luoghi di culto «giocano» alla messa. Il lancio su Google di una ricerca attraverso una semplice chiave in inglese, del tipo «Roblox virtual mass», lascia intravedere sin dalla prima schermata un mondo insospettabilmente vasto, le cui propaggini non sono solo polacche. Fino al caso estremo del sito e della “chiesa” dei “Cristiani robloxiani” ( bit.ly/3Yl6bAi ), fondata vari anni fa da un adolescente di Tacoma (Washington), Daniel Herron, del quale però, ultimamente, la Rete sembra aver perso le tracce. Tornando ai due reportage dalla Polonia, il loro sguardo riflette il dibattito che il fenomeno sta suscitando. I “numeri” certificano milioni di utenti di Roblox in quel Paese e migliaia di visualizzazioni per le “liturgie” registrate e postate sui social ( bit.ly/3HWEBUJ ). Molti osservatori sottolineano la qualità delle riproduzioni dal punto di vista liturgico, oltre che architettonico, e le buone intenzioni dei moderatori della virtuale “arcidiocesi di Gniezno”: hanno finalità di evangelizzazione, avvertono i giocatori che le celebrazioni non hanno valore religioso e «si astengono volutamente» dal simulare gli altri sacramenti. Ma alla speranza che il successo del “gioco” liturgico (ri)avvicini i ragazzi alle liturgie reali si giustappone il timore che, al contrario, la liturgia ne finisca ridicolizzata. Un timore che condivido. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: