sabato 12 giugno 2021
Se tu fossi un amico lontano , in un altro mondo e mi chiedessi notizie di noi uomini e donne della Terra cosa ti vorrei raccontare? Che non siamo mai soddisfatti di ciò che abbiamo? Che ci lamentiamo se piove o se il sole brucia troppo? Che gli amici non sono leali, ma spesso gente che cerca il proprio interesse, che coltiva invidia nell'animo anche senza accorgersene? Che si lamenta ogni giorno per quello che non ha e che pensa sarebbe suo diritto avere di più. Quando i primi angeli, volando attorno alla Terra seminarono le prime anime, forse lasciarono nelle mani di ognuno un piccolo sacchetto con la felicità e nell'altra mano un duro sasso con le regole della fatica e del pianto da dover superare. Questa era certo una favola raccontata dalla nonna quando la sua voce aveva il suono della verità, ma anche il silenzio della pazienza e del sorriso sereno. La "buona notte" era un canto gentile che in quel momento prometteva felicità sconosciute, ma attese con sicurezza e con gioia. Dovremmo imparare anche noi, di media e grande età, che il nostro impegno per un bene positivo ha già il colore di una carezza, che le lacrime sul cuscino prima di dormire non aiutano nessuno, ma che un pensiero gentile, un sospiro affettuoso anche per chi non lo ascolta, ha la sua strada e il suo tempo per raggiungere la meta giusta. Anche il nostro cielo getta tempeste e vento inaspettati e la paura, per quanto reale e pesante, non è ancora sufficiente per farci cambiare le regole che ci siamo dati sul nostro modo di sfruttare la terra che è il nostro giardino, l'abbraccio della bellezza e il profumo della vita di questa umanità così varia e senza pace. Volare lontano è il fascino che ci arriva con il primo respiro, con il primo grido alla vita che avevamo appena raggiunta. Mi è sempre sembrato, sentendo nascere uno alla volta i miei figli, che mi dicessero tutti: «Hai visto? Ho vinto io». Quanti poveri bambini non nascono oggi per l'egoismo o il timore dei sacrifici che richiedono, ma soprattutto per la povertà d'amore. Con il loro modo di vivere dovremmo nascondere anche tante lacrime, ma a cos'altro può essere paragonato il sorriso innocente di un bimbo quando per primo ti guarda e non sa chi sei, ma è certo che sarà da te amato per la vita? I giorni dell'innocenza sono un miracolo che illumina l'esistenza di chi vive loro accanto. Rinunciare di dare loro la vita immaginando di godere di più i nostri giorni è, in fin dei conti, la radice di un'amara solitudine dei tempi che ora immaginiamo lontani, ma che invece sono semplicemente alle nostre spalle. È vero che esiste la solitudine degli anziani, ma anche la memoria di un affetto goduto, di un sorriso e di un abbraccio caldo. Avere dei figli è il nostro modo di creare che non è simile a inventare o scoprire nuove regole del mondo. Dare vita a un figlio è regalare all'Universo una nuova ricchezza.
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