sabato 28 agosto 2004
Giovedì sera in Tv su Raitre Dario Fo racconta a migliaia di modenesi attenti e incantati il Duomo di Modena e i suoi splendidi simboli, nella sua piazza. Genialità vera, pur talora discutibile. Malpelo ricorda che nel 1977 Fo in portò in Tv "Mistero Buffo" e non tutti capirono: la provocazione, che pure c'era, fece polemica. Ci fu qualche tempesta anche di Chiesa. Sono passati quasi 30 anni: non invano... Dunque l'altra sera ad un certo punto lui descrive il sacrificio di Isacco: Dio vuole essere sicuro di essere amato e, sfidato dal Diavolo, chiede ad Abramo la prova suprema: il sacrificio del figlio. "El me fiòl! Quale?", chiede Abramo. E la risposta è la più dura: "Quello più piccolo, quello che ami"" E giù fino alla fine del racconto, con trovata finale un po' volgaruccia, ma efficace. La gente, nella piazza magicamente illuminata, applaudiva e rideva: geniale, bello anche, istruttivo, ma" Ma con due osservazioni. La prima riguarda il senso vero della storia. Sa, Dario Fo, che quella pagina di Genesi 22 letta bene non dice che il Dio di Israele come tutti gli altri dei del tempo chiede il sacrificio del figlio, ma al contrario indica che il Dio di Israele quel sacrificio consueto non lo chiede più? È l'annuncio biblico della fine delle divinità rivali della gioia e invidiose della stirpe umana. Una lettura seria queste cose le sa, e dovrebbe almeno accennarle. La seconda osservazione è provocatoria alla pari di quelle di Fo. E se uno pensasse che oggi con l'aborto è tornato in auge il sacrificio dei "figli più piccoli", e avanzasse il suo dubbio davanti a quella piazza e in Tv, che succederebbe? Non occorre risposta. Basta la domanda.
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