giovedì 8 settembre 2011
Brutta cosa le fissazioni. Bloccano, come i ciclisti nel "surplace" di una gara che non finisce mai. Ancora più brutta se vengono da odio e pregiudizio. Ieri dopo le ferie ("Repubblica", p. 30: "Diamo l'8 per mille ai Comuni") torna Augias, ma è sempre lì: fisso sull'8 per mille. Lo detesta, e per detestarlo lo falsifica dicendo che è un imbroglio, mentre è semplicemente regolato come ogni elezione democratica. Ora vuole darlo ai Comuni! A prescindere dall'uso che questi ne faranno? A prescindere. E infatti non ne dice niente. A prescindere dall'uso che ora la Cei ne fa? A prescindere. E infatti tace anche su questo. Scrive sentenzioso che si tratta di «vecchie storie, come sempre». Vero: di "vecchie storie" ce ne sono tante, e ciascuno ha le sue. E allora? Allora tutto si spiega con la "fissazione da odio", o se si vuole da pregiudizio ostile. Disapprova che ogni anno circa un miliardo di euro vada alla Cei, a prescindere dall'uso che ne fa, e vuole darlo ai Comuni. Che dire? Niente, ma (fonte: Decisione di finanza pubblica 2010-2013) leggi che da noi nel 2010 i costi della Spesa pubblica sono stati 807 miliardi, e di questi 182 per l'Amministrazione centrale, 298 per la previdenza, 72 per interessi sul debito, 170 per le Regioni, 73 per i Comuni, 12 per le Province. Tutto bene? Tutti ben spesi? Tutti puliti e utili, gli 807? Forse non del tutto, ma Augias & Co. – continuando la logica delle confische ottocentesche dei beni e delle opere sociali cattoliche – ne vogliono togliere 1 (uno!) alla Cei, ci mescolano il Vaticano, i preti, il Concordato, le frustrazioni antiche di certi laici che durano per lo meno dal 1948 e, "surplace" da fissazione pregiudiziale, cantano lo stesso ritornello. Nel vuoto. Contenti loro…
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